11/06/2014, 00.00
INDIA
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Radicali indù contro le comunità cristiane: omicidi e torture

Il Global Council of Indian Christians (Gcic) conferma ad AsiaNews due casi, avvenuti in Orissa e in Bihar. Nel primo un uomo è stato torturato e ucciso "per errore": gli aggressori volevano assassinare il figlio appena battezzato. Nel secondo gli estremisti hanno pestato un'intera famiglia, senza risparmiare i bambini: avevano incontrato il pastore della Chiesa locale.

Mumbai (AsiaNews) - "Abbiamo ucciso tuo padre perché si è rifiutato di rinnegare Gesù Cristo". È quanto si è sentito dire uno dei figli di Nimmaka Laxmaya dagli assassini dell'uomo, quando ha trovato il corpo senza vita del padre vicino a un villaggio dell'Orissa. In realtà, il gruppo di radicali indù lo ha ucciso per "errore". L'obiettivo era proprio il giovane, "colpevole" di aver ricevuto il battesimo. Il fatto è avvenuto il 25 maggio scorso, ma la notizia si è diffusa solo oggi. La conferma arriva ad AsiaNews dal Global Council of Indian Christians (Gcic), che esprime "indignazione per quanto accaduto" e chiede giustizia per la minoranza cristiana "sempre più vulnerabile".

La mattina del 25 maggio nel villaggio di Dherubada, abitato da tribali Kondho, il rev. Ben Christom sta officiando una cerimonia di battesimo per 29 persone, tra cui anche il figlio più piccolo di Nimmaka. Al termine di un pranzo consumato con la comunità, l'uomo - 50 anni - si incammina verso casa da solo, portando con sé i vestiti indossati dal figlio durante il rito. Lungo la strada un gruppo di fanatici lo aggredisce, scambiandolo per uno dei neo-battezzati.

In seguito, si scoprirà che era stato ordinato loro di cercare e colpire un nuovo cristiano, perché aveva appena ricevuto il battesimo. Dinanzi al suo rifiuto di rinnegare Gesù Cristo, questi uomini lo legano per il collo, trascinandolo come fosse un animale. Gli spaccano la testa con una pietra, fino a ucciderlo, poi gettano il suo corpo in una foresta vicino alla strada.

Pochi minuti dopo il figlio scopre l'accaduto: tornando a casa vede tracce di sangue, le segue e trova gli assassini ancora vicino al corpo del padre. "Se non ti allontani - gli intima il gruppo - uccideremo anche te". Il giovane scappa per chiedere aiuto. Quando torna con il pastore e altri sul luogo del delitto, gli aggressori non ci sono più.

La comunità sporge denuncia e la polizia arresta i colpevoli. Da allora però le cose sono peggiorate: i sostenitori del gruppo continuano a minacciare di morte il rev. Christom e i cristiani della zona, se rifiuteranno ancora di rinnegare Cristo.

Un caso analogo è avvenuto in un altro Stato indiano, il Bihar, proprio il 25 maggio scorso. Nel villaggio di Kaliyaganj un gruppo di estremisti ha picchiato una famiglia cristiana, "colpevole" di aver ricevuto la visita del rev. P.G. Vergis, fondatore di una Chiesa protestante nella zona. Gli aggressori non hanno risparmiato nessuno: dopo aver colpito il capofamiglia, Sadanandan Singh, si sono accaniti sulle figlie e i figli più piccoli. (NC)

 

 

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