Quote riservate ai dalit cristiani: Corte suprema accetta la petizione della Chiesa
I cristiani chiedono che la dicitura di “casta svantaggiata” sia concessa a prescindere dal credo. Il cambio di religione, sottolineano, “non elimina la discriminazione inflitta alla comunità dalit”. Da anni la Chiesa chiede la revisione di un Ordine presidenziale del 1950, che esclude dalla politica dei posti riservati i convertiti al cristianesimo.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – La Corte suprema dell’India ha accolto la petizione della Chiesa che chiede l’inclusione dei dalit cristiani nelle quote di posti di lavoro e d’istruzione riservati alle caste svantaggiate. La petizione, strumento legale che dà accesso al tribunale, è stata presentata ieri dall’avvocato Franklin Caesar Thomas del National Council for Dalit Christians (Ncdc).
La petizione sarà vagliata dal presidente del Supremo organo giudiziario, Sharad Arvind Bodge, e dai giudici BR Gavai e Surya Kant, che notificheranno la loro decisione in merito al governo federale. In India il sistema delle caste è stato abolito dalla Costituzione, ma la società continua a discriminare gli ex “intoccabili”. La politica dei posti riservati è animata dall’intento di riequilibrare le condizioni di partenza, migliorando la vita delle persone povere.
Da anni le autorità ecclesiastiche chiedono la revisione di un Ordine presidenziale del 1950 che esclude i fuori casta convertiti al cristianesimo dai posti nei lavori pubblici, mentre include i dalit indù, sikh e buddisti. In India i cristiani rappresentano il 2,3% della popolazione, cioè 27,8 milioni su un totale di quasi 1,3 miliardi di abitanti. Di questi, quasi l’1,6% è dalit, cioè 18 milioni.
La petizione del Ncdc evidenzia che “il cambio di religione non elimina la discriminazione inflitta alle persone che appartengono alla comunità dalit”. Pertanto l’obiettivo è rendere l’inclusione delle persone povere nell’elenco delle caste svantaggiate, “neutrale rispetto [all’appartenenza] religiosa”.