Quale 2008 in Cina: l’inflazione e i mercati nell’anno delle Olimpiadi
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nel 2008 la Cina avrà “opportunità ma anche sfide senza precedenti”, ha detto ieri il presidente Hu Jintao nel discorso inaugurale. Al di là della retorica, gli analisti concordano che inizia un anno fondamentale per il Paese.
Hu ha ricordato che da 35 anni Pechino ha intrapreso la via delle riforme e dello sviluppo economico e che il nuovo anno segue il 17mo Congresso del Partito comunista (che lo ha confermato per altri 5 anni alla guida del Paese), per confermare la strada delle riforme economiche, aumentando la produttività e mantenendo la stabilità sociale. Tra i principali impegni del governo, Hu ha indicato il contenimento dell’inflazione, la stabilità dei prezzi dei generi alimentari, interventi pubblici nel settore immobiliare con sussidi per le famiglie povere e una migliore assistenza sanitaria pubblica.
Gli esperti concordano che continuerà la crescita economica, ma che occorrono importanti cambiamenti.
Economia. Nel 2007 si stima esserci stata una crescita dell’11,5%, ma anche un’inflazione giunta al 6,9% a novembre, con i prezzi alimentari cresciuti del 18,2% nell’anno (+56% il maiale, +38,8% per pollame e altre carni); nei mercati i prezzi sono spesso maggiori di quelli ufficiali. Per questo tutti prevedono che il governo opererà per rallentare la crescita al 10-11%. Ma l’Accademia cinese per le scienze sociali (Acss), massimo organo consultivo economico del governo, nel rapporto annuale indica anzitutto di diminuire “l’eccesso di liquidità” e la bolla speculativa in settori come l’immobiliare. L’Acss avverte anche che gli economisti ritengono che la Banca centrale proseguirà ad aumentare le riserve monetarie delle banche e ad alzare il costo del denaro, per rallentare prestiti e investimenti, ma notano che ciò finora non è stato sufficiente.
Yuan. Anche per questo, molti si aspettano un più rapido apprezzamento dello yuan, anche per ridurre la liquidità, in gran parte conseguente al crescente surplus commerciale rispetto agli altri Stati. Rispetto al dollaro lo yuan è cresciuto del 3,3% nel 2006 e del 7% circa nel 2007, ma dello 0,9% nella sola ultima settimana dell’anno. Enti specializzati come la Goldman Sachs prevedono una rivalutazione del 10% nel 2008, mentre la Citi parla del 7,5% nel 2008 e del 10% l’anno dopo. Ciò renderebbe meno convenienti le merci cinesi e farebbe diminuire le esportazioni, per cui la produzione si rivolgerebbe verso l’immenso mercato interno favorendo anche una diminuzione dei prezzi. Ma molti, come il ministro del Commercio Chen Deming, temono che una rapida rivalutazione sarebbe micidiale per le molte ditte esportatrici che già hanno profitti minimi. Altri rispondono che le manifatture cinesi sono troppo vantaggiose perché una modesta crescita dello yuan comporti importanti perdite nel mercato Usa o europeo.
Tasse. Oggi è entrata in vigore la nuova Tassa unitaria sui redditi d’impresa, che le riduce dal 33% al 25%. Ne beneficano le imprese cinesi che già pagavano le tasse, mentre le ditte estere perdono le esenzioni fiscali che le riducevano intorno al 15%. Pechino vuole tassare merci come la benzina, anche per favorirne un minor utilizzo, ma ha dovuto rinviare per non alimentare l’inflazione.
Servizi finanziari. Da anni si attende l’apertura ai servizi bancari e finanziari esteri, ma Pechino ha solo permesso alle ditte estere di acquistare le azioni delle banche cinesi commerciali, fino al 25% complessivo del capitale. Il timore è che le imprese estere vengano a dominare il settore finanziario. Anche se la questione è stata al centro del 3° forum di dialogo economico Cina-Usa, a dicembre a Pechino, non si prevedono grandi novità. Al massimo, una maggior possibilità di investimenti esteri nelle banche cinesi, comunque sempre al di sotto del 50% del capitale.
Mercato azionario. E’ il settore più incerto. Nel 2007 le borse cinesi hanno mostrato una notevole crescita, ma anche un rischiosa fragilità con crolli improvvisi e notevoli.
Energia. Insieme all’inflazione, è la prima sfida per Pechino, che deve armonizzare le esigenze dello sviluppo con la necessità di contenere l’inquinamento. Il Paese trae circa il 70% dell’energia dal carbone, molto inquinante, e prevede che continuerà a farlo per almeno 10-15 anni. Cresce l’importazione di greggio, stimata nel 2008 pari al 49,3% del fabbisogno, rispetto al 46,5% del 2007. Per sviluppare l’energia nucleare e quelle rinnovabili sono previsti tempi lunghi.
Le Olimpiadi, nelle analisi di tutti gli esperti, appaiono un evento lontano, per nulla incidente sui problemi attuali e quotidiani.