Pur con tante condizioni, riaprono le chiese in Cina
Da ieri le chiese sono aperte nella maggior parte delle province. A causa dell’epidemia, erano state chiuse in gennaio. Strette misure di controllo: codice QR sullo stato di salute; misure della temperatura; distanziamento sociale; niente foto, o assembramenti; garantire ventilazione e sanificazione. Gli abiti liturgici vanno lavati in giornata e asciugati al sole. In alcune province le chiese sono chiuse perché l’epidemia è ancora in corso.
Shanghai (AsiaNews) – Ieri, 7 giugno, domenica della festa della Trinità, è stata la prima domenica in cui le chiese in Cina sono state riaperte nella maggior parte delle provincie. Erano state chiuse per 4 mesi a causa del Covid-19.
Lo Shaanxi è stata la prima provincia: ha già aperto le chiese il 30 maggio scorso, celebrando la Pentecoste, il compleanno della Chiesa. In seguito, una provincia dopo l’altra, si sono riaperte le chiese in Zhejiang, a Shanghai, Pechino, Shanxi, Sichuan, Hebei, ecc.
Il governo ha rilasciato il documento del permesso di apertura dal 2 giugno. L’apertura delle chiese deve rispondere alle preoccupazioni del governo delle province, che tutte insieme attuano le direttive secondo tre principi: "gestione territoriale, controllo ordinato, responsabilità puntuale”.
A loro volta, seguendo gli ordini del governo, le chiese si sono preparate ad adottare misure precauzionali contro la situazione epidemica: istituendo in ogni chiesa gruppi di leadership per l'emergenza; gruppi di prevenzione dell'epidemia; gruppi logistici di sicurezza.
Ai fedeli è richiesto di cooperare seguendo diversi requisiti: quando vengono in chiesa, devono presentare un codice del proprio stato di salute sul cellulare[1]; misurare la temperatura corporea e indossare una maschera; mantenere un metro di distanza tra le persone; prendere la comunione in mano; dopo la messa andare via dalla chiesa, senza rimanere o stare insieme; non sussurrare né camminare in chiesa; è vietato scattare foto; le chiese devono tenere ventilato l’edificio, aprendo porte e finestre. Alle persone con temperatura corporea superiore a 37,2 °C e infezioni del tratto respiratorio è vietata l’entrata in chiesa; coloro che sono appena tornati dalle principali aree epidemiche o all'estero, possono entrarvi solo dopo 14 giorni.
Regole strette anche per il personale governativo: se vengono in chiesa, devono contattare in anticipo e prenotarsi; quando arrivano, devono presentare i relativi certificati.
Dal 2 giugno, ogni comunità ha organizzato i lavori di pulizia e disinfezione dell’edificio parrocchiale; gli abiti per le celebrazioni liturgiche sono lavati in giornata e asciugati al sole. Alla domenica, per ridurre la presenza massiccia di fedeli, si celebrano 3 o più messe. Durante la settimana vi è la messa ogni mattina, dove però i partecipanti sono pochi.
Per il lungo tempo della quarantena, i fedeli sono rimasti senza eucaristia. Alcuni di loro confessano che dopo tanto tempo “si sente la fame di partecipare alla messa. Senza di questo si era un po’ vuoti”.
Durante la chiusura, grazie a Wechat e a internet, quasi tutti i preti e le suore hanno mantenuto i rapporti coi fedeli con una varietà di corsi di catechismo oppure per trasmettere la messa in diretta. I fedeli hanno apprezzato queste occasioni di studio e di preghiera personale.
L’isolamento di molte parti della Cina, a partire da Wuhan (Hubei), epicentro della pandemia, è iniziato il 23 gennaio. Wuhan è stata riaperta l’8 aprile, un po’ prima di Pasqua. Le chiese però sono rimaste chiuse fino a questa settimana. Purtroppo in alcune zone dell’Hubei e del nord-est le chiese sono ancora chiuse. Nelle provincie di Jilin, Liaoning, Helongjiang, l’epidemia non è stata ancora fermata.
[1] In Cina, durante la pandemia, è invalso l’uso di un codice QR sullo stato di salute della persona – fissato dallo Stato – con una app messa a disposizione da Alibaba, il gigante delle vendite online. I codici sono tre: verde, giallo, rosso.
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