Proteste pro-democrazia: rimosso il giudice che simpatizza con un accoltellatore filo-cinese
Kwok Wai-kin è finito nell’occhio del ciclone per aver giustificato il ferimento di tre manifestanti democratici. Secondo il giudice, i dimostranti sono dei “terroristi” e l’assalitore ha compiuto il gesto “anormale” solo perché mosso dalla disperazione. Gli attivisti temono che i giudici siano manovrati da Pechino.
Hong Kong (AsiaNews) – Un giudice è stato rimosso per aver giustificato l’accoltellamento di tre dimostranti pro-democrazia da parte di una guida turistica filo-cinese. Kwok Wai-kin, che ha paragonato gli attivisti democratici a dei “terroristi”, non potrà seguire casi legati alle recenti proteste di piazza.
Lo scorso agosto, nel pieno delle manifestazioni anti-estradizione, Tony Hung ha ferito con un coltello da macellaio tre attivisti democratici che affiggevano dei poster nell’area di Tseung Kwan O, lasciandone uno in gravi condizioni.
Il 24 aprile, nel leggere la sentenza di condanna a 45 mesi di carcere, il giudice Kwok ha sostenuto che l’aggressore ha compiuto il gesto “anormale” solo perché mosso dalla disperazione, dato che i disordini provocati dalla proteste cittadine gli impedivano di lavorare e guadagnarsi da vivere.
Secondo Kwok, Hung è in realtà una vittima della situazione di tensione che si era creata nella città. A suo dire, l’assalitore non voleva imporre in modo violento le proprie convinzioni politiche ai tre attivisti.
Kwok era stato scelto per giudicare in un altro caso connesso con le proteste anti-governative. Per le sue esternazioni a favore di Tony Hung, il 26 aprile le autorità giudiziarie lo hanno sostituito con il suo collega Justin Ko.
Dall’inizio delle proteste lo scorso giugno, il movimento anti-estradizione ha allargato le sue richieste, chiedendo riforme democratiche, maggiore autonomia da Pechino e un’inchiesta sulla risposta violenta della polizia. Gli attivisti temono che il regime cinese stia cercando di manovrare i giudici di Hong Kong nei processi che vedono implicati i simpatizzanti pro-democrazia. Di recente sono emerse rivelazioni secondo cui i giudici della città avrebbero ricevuto ordini da Pechino di non assolvere alcun manifestante.
L’Associazione cittadina degli avvocati ha dichiarato che il governo cinese non ha alcun potere di supervisione sugli affari interni di Hong Kong. In base al principio “un Paese, due sistemi”, l’art. 22 della Basic Law garantisce in qualche modo la non interferenza della Cina sugli affari del territorio autonomo. All’ex colonia britannica dovrebbe essere assicurato un certo grado di libertà politica ed economica dalla madrepatria cinese fino al 2047.
02/11/2020 14:03
24/11/2020 11:57