Protesta di Manila contro il divieto cinese di pesca nel Mar Cinese Meridionale
Secondo le Filippine, il divieto "è una violazione della sovranità e dei diritti sovrani". Per Ivy Banzon Abalos, portavoce del Department of Foreign Affairs (DFA) Pechino viola l'articolo 56 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) del 1982.
Manila (AsiaNews/Agenzie) – Continuano i contrasti tra Filippine e Cina per il controllo della pesca nel Mar Cinese Meridionale. Ieri Manila ha presentato una protesta diplomatica contro il divieto di pesca della Cina nel Mar Cinese Meridionale, affermando che il divieto invade parti della zona economica esclusiva (ZEE) del Paese e mette i pescatori filippini a rischio di attacchi da parte della Guardia costiera cinese.
Ieri, mercoledì 19, anche i pescatori e i gruppi di conservazione hanno denunciato il divieto “1 maggio-16 agosto” che riguarda le acque a nord del 12mo parallelo e due delle 12 zone di gestione della pesca (FMA) delle Filippine, designate come zone 5 e 6 dall'Ufficio per la pesca e le risorse acquatiche (BFAR). Queste zone includono le acque che circondano le province di Antique, Occidental Mindoro, Palawan, Ilocos Norte, Ilocos Sur, Pangasinan, Zambales, Bataan, Pampanga, Bulacan, Cavite e Batangas.
Il divieto cinese annuale di pesca copre all'incirca le acque a ovest dell'isola Busuanga di Palawan fino a nord oltre il banco di Panatag (Scarborough), chiamato anche Bajo de Masinloc.
L'intromissione nel territorio filippino da parte della normativa cinese "è una violazione della sovranità e dei diritti sovrani", ha detto ai giornalisti Ivy Banzon Abalos, portavoce del Department of Foreign Affairs (DFA), il giorno dopo che Manila ha presentato la sua protesta a Pechino. "E – ha aggiunto - la nuova legge sulla Guardia costiera cinese, concede effettivamente alla Guardia costiera cinese la libertà e l'autorità di usare la forza all'interno di quella che considera la sua giurisdizione marittima". "Questo può limitare e mettere a rischio i legittimi diritti dei pescatori filippini di pescare nelle acque territoriali filippine e nella ZEE".
Il DFAE aveva già protestato contro tale legge, che il ministro degli Esteri Teodoro Locsin Jr. ha definito "una minaccia verbale di guerra per qualsiasi Paese che la viola". Citando il paragrafo 716 del lodo arbitrale del luglio 2016 sul Mar Cinese Meridionale, ha affermato che il divieto violava l'articolo 56 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) del 1982 “riguardo ai diritti sovrani delle Filippine sulle risorse viventi della sua ZEE. "
Il lodo si riferisce alla sentenza del tribunale arbitrale che ha invalidato le affermazioni della Cina sul Mar Cinese Meridionale, compreso il Mar delle Filippine occidentali. Il lodo ha anche affermato i diritti di pesca tradizionali e legittimi dei pescatori filippini.
Il Department of Foreign Affairs in una dichiarazione diffusa martedì ha affermato che "la moratoria della pesca imposta ogni anno dalla Cina si estende ben oltre i legittimi diritti marittimi della Cina ai sensi dell'UNCLOS ed è priva di base per il diritto internazionale. La Cina non può imporre legalmente né applicare legalmente una simile moratoria nel Mar delle Filippine occidentali". Il DFA ha anche esortato con forza la Cina "a desistere da qualsiasi azione e attività che violi la sovranità filippina, i diritti sovrani e la giurisdizione, in violazione del diritto internazionale".
La task force nazionale per il Mar delle Filippine occidentali, infine, ha detto ai pescatori filippini di ignorare il divieto cinese e continuare a pescare nelle acque filippine.