Prostituzione e lavori forzati: la tratta di esseri umani in Bangladesh
Dhaka (AsiaNews) - Bambine e bambini di otto anni costretti prostituirsi; adolescenti di 15 anni imbottite di steroidi per farle sembrare più "attraenti" agli occhi dei clienti del bordello in cui sono rinchiuse; ragazze straniere "parcheggiate" in attesa di essere vendute ad altri Paesi. Il Bangladesh, un Paese piccolo ma con oltre 165 milioni di abitanti, è sia "fonte" che luogo di transito per le vittime del traffico di esseri umani nell'Asia meridionale. Juliet Lipica Sarker, coordinatore della divisione Risorse umane e genere dei Caritas Bangladesh, spiega ad AsiaNews: "La tratta di donne e bambini, per lo più impiegati nel mercato della prostituzione, è più diffusa e documentata. Tuttavia, anche quella di uomini è diffusa, ma scarsamente denunciata". In genere, i maschi sono impiegati in lavori forzati; costretti ad azioni criminali come il traffico di droga; pornografia; vendita di organi.
Prostituzione e lavori forzati sono i settori principali in cui si declina la tratta di persone in Bangladesh. Secondo il Center for Women and Child Studies, i bambini che cadono nel racket hanno meno di 10 anni, mentre le bambine tra gli 11 e i 16. Tuttavia, non è raro che minori di otto anni siano costretti a diventare schiavi sessuali, segregati in bordelli o case del piacere.
Ragazzi e adulti bangladeshi che vengono trafficati dentro il Paese sono destinati soprattutto allo sfruttamento sessuale, o costretti a situazioni di schiavitù come l'accattonaggio. In alcuni casi, sono i genitori - provenienti da contesti di estrema povertà - a vendere i propri figli a questo mercato; in altri le vittime vengono portate nel racket con l'inganno o coercizione fisica.
Molti proprietari di bordelli o protettori costringono le adolescenti a prendere steroidi, per renderle più "appetibili" per i clienti. Gli effetti secondari sono devastanti per il loro fisico, e possono condurre anche alla morte. Secondo dati ufficiali, il 90% di ragazze tra i 15 e i 35 anni assume questi steroidi, che creando dipendenza rendono anche difficile interromperne l'assunzione.
Il Bangladesh è anche uno snodo importante nella "rete commerciale" che unisce l'Asia meridionale alla regione del Golfo. Negli ultimi anni, diversi studi hanno confermato che i trafficanti di esseri umani (indiani e bangladeshi) usano 20 zone di transito sparse in 16 distretti meridionali e occidentali del Paese per condurre il loro racket. La rotta principale è la Dhaka-Mumbai-Karachi-Dubai. Una parte delle vittime, in genere donne e bambini, viene trafficata in India e in Pakistan per il mercato della prostituzione. Un'altra, in genere uomini e donne disponibili a emigrare nei Paesi del Golfo in cerca di lavoro, si ritrova poi in situazioni di lavoro forzato: i documenti vengono sequestrati, non hanno libertà di movimento, non percepiscono salari e subiscono abusi fisici e sessuali dai propri datori di lavoro.
Per il Bangladesh passa anche un certo numero di donne birmane vittime della tratta. In genere sono rifugiati di etnia Rohingya.
Dal 2002 al 2011 la Caritas Bangladesh ha condotto una serie di progetti (con cadenza triennale) volti alla sensibilizzazione della società sul traffico umano, per cercare di attivare un'attività di prevenzione, oltre che di salvataggio delle vittime. Nel condurre questi programmi, l'associazione cattolica si è di volta in volta appoggiata a partner locali, come l'ong Mukti Nari-'O'- Shishu Unnayan Sangstha, e stranieri, come la Caritas Australia.