Principe (ed ex ministro) saudita apre alla guida per le donne: cambiamenti inevitabili
Faisal Bin Abdullah, titolare dell’Istruzione del 2009 al 2013, ipotizza per le donne un futuro di guida della società. Il cambiamento deve partire “dall’interno”, spetta a loro dimostrare “la loro bravura”. La donna è “la base della società” e ricopre un “ruolo significativo” nell’islam.
Riyadh (AsiaNews) - Permettere alle donne di guidare è un passo inevitabile che la monarchia saudita dovrà concedere in un futuro prossimo, perché presto l’universo rosa sarà alla testa non solo di una vettura, ma dell’intera società. È quanto ha affermato il principe ed ex ministro Faisal Bin Abdullah, sottolineando che certi cambiamenti diventano “inevitabili” anche se vi sono persone restie o timorose. “Il divieto di guida alle donne – ha detto - è una imposizione, ma in passato le donne erano solite condurre i loro cammelli. Alle donne vanno date maggiori responsabilità, perché rappresentano più della metà della società e sono molto affidabili”.
Intervenendo a un talk show televisivo della Rotana Khaleejia Television, l’ex ministro saudita dell’Istruzione dal 2009 al 2013 ha aggiunto: “Sono orgoglioso delle donne siano esse madri, mogli, o figlie e rivendico con orgoglio la loro fede, il loro credo e l’impegno in questi tempi moderni”. Esse sono “le basi della società” in Arabia Saudita e ricoprono “un ruolo significativo” nel contesto della civiltà islamica. Se viene concessa loro la possibilità, sono in grado di raggiungere grandi traguardi.
Il principe Faisal è l’ultimo di una schiera di personalità di primo piano dell’Arabia Saudita a sostenere il permesso di guida per le donne. Prima di lui era sceso in campo, nel 2013, il miliardario principe Al Waleed Bin Talal il quale aveva ricordato anche i “benefici” per l’economia nazionale nel caso di cambiamento.
In Arabia Saudita, un regno sunnita wahhabita, non è permessa la libertà religiosa e l’apostata è condannato a morte secondo la Sharia. Ma non vi sono passi del Corano, nei testi sacri e nella giurisprudenza che vietino alle donne di guidare. Il bando affonda le radici nelle tradizioni sociali e nel ruolo di secondo piano riservato alla donna, sottoposta anche alla tutela maschile. Nell’ottobre 2013 almeno 150 personalità islamiche, fra imam e dottori coranici, hanno organizzato manifestazioni di protesta per fermare la campagna delle donne saudite sul diritto a guidare l’auto.
Se una donna è colta in flagrante mentre guida, le viene comminata una pena di 10 frustate. Fra le poche donne che hanno voluto sfidare la norma, la coraggiosa campagna per la libertà di guida lanciata nel 2008 dall’attivista saudita Wajiha Huwaidar che ha inserito su YouTube un video mentre guidava. Le immagini hanno fatto il giro del mondo, ma nulla è cambiato nel regno ultraconservatore.
Una situazione ben diversa rispetto al principale “nemico” della regione, la Repubblica islamica sciita d’Iran, in cui le donne possono persino partecipare alle gare di motocross.
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