Primo Maggio in India: Giustizia e misericordia sul posto di lavoro
Mons. Oswald Lewis è il presidente dell’Ufficio per il lavoro della Conferenza episcopale Indiana. Il presule parla delle condizioni dei lavoratori indiani, sia dipendenti che non. Molti di essi non hanno l’assicurazione sanitaria e non sono iscritti alla previdenza sociale. Un’attenzione “speciale” deve essere rivolta al lavoro minorile, che va eliminato del tutto.
New Delhi (AsiaNews) – Quest’anno la Giornata internazionale dei lavoratori “assume un significato ancora più importante durante il Giubileo della misericordia”. Lo ha detto mons. Oswald Lewis, vescovo di Jaipur e presidente dell’Ufficio per il lavoro della Conferenza episcopale Indiana (Cbci), in un messaggio diffuso per celebrare la festa dei lavoratori. Il vescovo ha sottolineato l’importanza di coniugare “giustizia e misericordia”, “due concetti che non si escludono a vicenda” nei luoghi di lavoro. Ad AsiaNews parla inoltre del lavoro che la commissione svolge a favore dei bambini in India, verso cui “Gesù nutriva un grande amore” e che papa Francesco considera una “fonte di ispirazione”. “La Chiesa cattolica in India – afferma – è impegnata in questo Anno giubilare nello sradicamento del lavoro minorile in tutte le sue forme. Lanciamo un appello per un ‘no’ totale allo sfruttamento dei bambini”.
In occasione della Giornata dei lavoratori, che si è svolta ieri, mons. Lewis ha firmato un documento dal titolo “Un appello per una ‘Rivoluzione della tenerezza’ nel Giubileo della misericordia”. Il testo cita il n. 2401 del Catechismo della Chiesa cattolica, dove si fa riferimento alla necessità di manifestare la misericordia di Dio a favore dei lavoratori: “Il settimo comandamento [‘Non rubare’, ndr] […] prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del frutto del lavoro umano”.
Partendo da questa citazione, il vescovo afferma che “l’Anno della misericordia ci obbliga a domandare giustizia per il bene dei poveri”. Riprendendo le parole che papa Francesco ha pronunciato in visita al Centro Astalli nel settembre 2013, il vescovo ha detto che “noi in quanto Chiesa, ma anche le istituzioni, [dobbiamo lavorare] per assicurare che nessuno debba più avere bisogno di una mensa, di un alloggio di fortuna, di un servizio di assistenza legale per vedere riconosciuto il proprio diritto a vivere e a lavorare, a essere pienamente persona”.
La misericordia di Dio, secondo mons. Lewis, si esprime riconoscendo “la dignità del lavoro, fornendo salari onesti e assistenza sociale”. Approfondendo il tema del lavoro domestico anche nelle sedi vescovili, egli dichiara: “Garantire giustizia deve essere la prima preoccupazione quando si tratta di pagare lo stipendio, concedere le ferie, il riposo e lo svago. Dobbiamo rispettare la dignità umana di tutti i nostri lavoratori e vedere in loro il volto di Gesù. Dobbiamo anche assicurarci che siano iscritti nel sistema di previdenza sociale, cure mediche e assistenza”. “Assicuratevi – è il suo richiamo – che nessun bambino lavori nelle nostre istituzioni e ponete un’attenzione particolare ai lavoratori migranti”.
Per quanto riguarda il tema dei lavoratori non dipendenti, il presule ricorda che la Chiesa indiana da anni lavora per il riconoscimento di forme di tutela sociale garantite dalle leggi dello Stato. La fascia dei lavoratori autonomi rappresenta il 94% del totale degli occupati (465 milioni). “Tutti loro – è la denuncia del vescovo – non possiedono contratti regolari. Inoltre il 79% è povero, lavora senza assicurazione e in condizioni non igieniche e miserevoli”.
Il problema, conclude, “è che l’India non possiede un modello di assistenza sociale universale. L’assistenza è fornita invece a categorie specifiche attraverso degli schemi individuali. Questi schemi poi vengono organizzati da dipartimenti diversi, a livello nazionale, regionale e locale”. Tale modello provoca una forte dispersione delle energie e costringe spesso ad affidarsi ad agenzie private per la fornitura dei servizi.
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