Primi morti nelle proteste della “Giornata della rabbia” irachena
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Almeno cinque iracheni uccisi a Mossul; altri due morti e 20 venti feriti nella cittadina settentrionale di Hawja: questo il primo bilancio della “Giornata della rabbia”, la manifestazione antigovernativa organizzata per chiedere la fine di corruzione, carenza di cibo, posti di lavoro, elettricità, e la sostituzione di funzionari locali. Migliaia di iracheni sono già in Piazza della liberazione a Baghdad. Nonostante il primo ministro Nouri al-Maliki abbia chiesto ieri alla popolazione di boicottare le proteste, avvertendo della presenza dell’ombra di al-Qaida e sostenitori di Saddam Hussein dietro gli organizzatori. La giornata è stata proclamata nei giorni scorsi su Facebook, sulla scia delle proteste di Tunisia, Egitto e Libia. Oltre che nella capitale, altri raduni sono in corso a Bassora, Mosul, Kirkuk e Nassiriya.
Il premier, il cui governo di coalizione sciita è in vigore da soli due mesi, ha affermato il diritto legittimo degli iracheni a protestare in maniera pacifica, ma ha messo in guardia il popolo da “saddamisti e terroristi di al-Qaida, che vogliono approfittare della manifestazione per i propri scopi”.
“Lasciate che la voce della libertà sia ascoltata in tutte le strade di Baghdad, impariamo dalla lezione di Egitto, Tunisia e Libia” è uno degli slogan apparsi su internet nei giorni passati. A differenza delle rivolte in corso in tutto il mondo arabo, gli iracheni non chiedono la cacciata del governo.
Da ieri sera a Baghdad, tutte le strade che portano a Piazza della liberazione sono state bloccate con camion carichi di poliziotti in tenuta antisommossa. Ogni via laterale per almeno 100 metri è stata circondata con filo spinato e veicoli di sicurezza parcheggiati in strada.