Presentato il Rapporto Acs sulla libertà religiosa nel mondo
Roma (AsiaNews/Agenzie) – Il Rapporto Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre) 2010 sulla libertà religiosa nel mondo, presentato ieri a Roma, delinea una situazione grave in molte parti del pianeta, e fra queste in particolare l’Asia. Nel vicino oriente un caso di grande crescente gravità è rappresentato dall’Iraq, in cui i recenti casi di violenza stanno assumendo la forma di una sistematica persecuzione anticristiana. Anche in Egitto, sebbene si tratti di una meta turistica internazionale, nel 2009-2010 vi sono stati numerosi atti di violenza, prevalentemente nei confronti della minoranza cristiana. Il Libano costituisce un caso esemplare di difficoltà per quanto riguarda l’ingresso in un Paese di personale religioso proveniente dall’estero; ancora per quanto riguarda l’area mediorientale, si fa grave la situazione dei cristiani a Gaza, territorio controllato da Hamas dove si registrano episodi di esplicita persecuzione.
Anche in India si continua a registrare un forte aumento delle violenze su base religiosa ed etnica e il 2009 ne è stata l’ennesima prova. Ma sicuramente tra i Paesi nei quali la libertà religiosa è negata in ogni suo aspetto – e le informazioni disponibili circa ciò che accade nel Paese sono scarse e difficilmente reperibili – vi è la Cina. Lo Stato si proclama ufficialmente ateo e reprime ogni forma di religiosità con arresti e detenzioni in campi di concentramento.
Tra gli arresti più eccellenti da segnalare quello di monsignor Giulio Jia Zhiguo, vescovo sotterraneo di Zhengding (Habei) avvenuto il 30 marzo 2009 per mano di cinque poliziotti [liberato poi nel 2010, dopo 15 mesi]. In Pakistan la legge sulla blasfemia costituisce un’arma contro le minoranze religiose, e in particolare i cristiani, che sono vittime del fondamentalismo musulmano. In Afghanistan il governo non sembra in grado di garantire un’effettiva libertà religiosa, e anche in Bangladesh dove l’Islam è la religione di stato si sono avuti casi di discriminazione e attacchi alle minoranze, non tutelate dalle autorità di sicurezza.