Premier di Singapore: “nuvole nere” sul fronte economico
di Jeremy Lim
Nel discorso tenuto per la festa di indipendenza, Lee Hsien Loong ha sottolineato che la città-Stato ha saputo affrontare “bene” la crisi. Ma il futuro resta incerto e i “gravi problemi irrisolti” di Europa e Stati Uniti potrebbero minare la crescita mondiale. Sul fronte interno resta la questione degli immigrati e un aumento della disparità fra cittadini.
Singapore (AsiaNews) – Singapore ha saputo “affrontare bene” la tempesta economica mondiale, ma non vanno trascurate le “nuvole nere” che si addensano all’orizzonte. È quanto ha affermato il premier Lee Hsien Loong nel discorso tenuto in occasione dei 46 anni di indipendenza della città-Stato, all’inizio del mese. Egli ha sottolineato che la nazione ha dovuto far fronte alla peggiore crisi finanziaria della sua storia, tanto che il governo ha dovuto prendere “provvedimenti netti e risoluti” fra cui il pacchetto di provvedimenti del valore di 20 miliardi di dollari di Singapore (pari a 17 miliardi di dollari Usa).
Il Primo Ministro rassicura sui conti pubblici della città-Stato, al contrario di Europa e Stati Uniti che hanno “gravi problemi irrisolti” che mettono a rischio la crescita mondiale. Egli ritiene che presto si ripresenterà il problema del debito greco, che toccherà altre nazioni fra cui Spagna e Italia. Il declassamento del rating Usa, invece, influenzerà l’economia “nel lungo periodo” anche a causa di una spesa pubblica troppo elevata e per le profonde divisioni fra Democratici e Repubblicani.
Lee Hsien Loong ha infine parlato della Cina e dei Paesi emergenti, che si stanno “comportando bene”, ma sono “vulnerabili” nel caso in cui Stati Uniti e Unione europea entrino in recessione. Fra i problemi che toccano Singapore, egli ha individuato la crescente spesa sanitaria e il costo degli alloggi, oltre all’influenza degli stranieri – sempre più presenti – e delle persone con bisogni speciali. Al riguardo ha assicurato che verrà potenziata la tutela sociale, senza trasformarsi in uno stato assistenzialista come la Grecia.
Un terzo dei 5,1 milioni di abitanti di Singapore è costituito da stranieri e immigrati, in possesso di un visto permanente. Più piccola di New York e priva di risorse naturali, la città-Stato ha registrato nel 2010 un Prodotto interno lordo (Pil) di 285 miliardi di dollari di Singapore (circa 231 miliardi di dollari Usa), con una crescita del 14,5%, il dato più significativo di tutta l’Asia. Tuttavia la ricchezza non è distribuita in modo eguale e le previsioni sull’inflazione annunciano un tasso del 3-4%, un dato elevato per la realtà locale. La crescita economica ha infine accentuato le disparità fra cittadini, con una crescita del coefficiente Gini – introdotto dallo statistico Italiano Corrado Gini, è una misura della diseguaglianza di una distribuzione, ndr – che si attesta a 0,48 (nel 2000 era di 0,444) in un metro di riferimento tra 0 e 1 (disuguaglianza completa).
Nel maggio scorso il premier è stato riconfermato alla guida dell’esecutivo, dopo la vittoria – ma non è stato un trionfo – alle elezioni politiche. Il partito di maggioranza People’s Action Party ha registrato un calo nei consensi rispetto alle ultime tornate elettorali, a vantaggio dell’opposizione guidata dal Workers’ Party. Il successo è giunto al termine della battaglia elettorale più impegnativa dal raggiungimento dell’indipendenza, nel 1965. Il premier Lee Hsien Loong, 59 anni, ha vinto con il 60,1% di margine, registrando un calo significativo rispetto al 66,6% del 2006 e al 75,3% del 2001.
Il Primo Ministro rassicura sui conti pubblici della città-Stato, al contrario di Europa e Stati Uniti che hanno “gravi problemi irrisolti” che mettono a rischio la crescita mondiale. Egli ritiene che presto si ripresenterà il problema del debito greco, che toccherà altre nazioni fra cui Spagna e Italia. Il declassamento del rating Usa, invece, influenzerà l’economia “nel lungo periodo” anche a causa di una spesa pubblica troppo elevata e per le profonde divisioni fra Democratici e Repubblicani.
Lee Hsien Loong ha infine parlato della Cina e dei Paesi emergenti, che si stanno “comportando bene”, ma sono “vulnerabili” nel caso in cui Stati Uniti e Unione europea entrino in recessione. Fra i problemi che toccano Singapore, egli ha individuato la crescente spesa sanitaria e il costo degli alloggi, oltre all’influenza degli stranieri – sempre più presenti – e delle persone con bisogni speciali. Al riguardo ha assicurato che verrà potenziata la tutela sociale, senza trasformarsi in uno stato assistenzialista come la Grecia.
Un terzo dei 5,1 milioni di abitanti di Singapore è costituito da stranieri e immigrati, in possesso di un visto permanente. Più piccola di New York e priva di risorse naturali, la città-Stato ha registrato nel 2010 un Prodotto interno lordo (Pil) di 285 miliardi di dollari di Singapore (circa 231 miliardi di dollari Usa), con una crescita del 14,5%, il dato più significativo di tutta l’Asia. Tuttavia la ricchezza non è distribuita in modo eguale e le previsioni sull’inflazione annunciano un tasso del 3-4%, un dato elevato per la realtà locale. La crescita economica ha infine accentuato le disparità fra cittadini, con una crescita del coefficiente Gini – introdotto dallo statistico Italiano Corrado Gini, è una misura della diseguaglianza di una distribuzione, ndr – che si attesta a 0,48 (nel 2000 era di 0,444) in un metro di riferimento tra 0 e 1 (disuguaglianza completa).
Nel maggio scorso il premier è stato riconfermato alla guida dell’esecutivo, dopo la vittoria – ma non è stato un trionfo – alle elezioni politiche. Il partito di maggioranza People’s Action Party ha registrato un calo nei consensi rispetto alle ultime tornate elettorali, a vantaggio dell’opposizione guidata dal Workers’ Party. Il successo è giunto al termine della battaglia elettorale più impegnativa dal raggiungimento dell’indipendenza, nel 1965. Il premier Lee Hsien Loong, 59 anni, ha vinto con il 60,1% di margine, registrando un calo significativo rispetto al 66,6% del 2006 e al 75,3% del 2001.
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