Preghiere ma non manifestazioni: i tatari di Crimea commemorano la deportazione
Nella penisola ucraina annessa da Mosca sono state vietate iniziative pubbliche, ma ai musulmani si sono uniti in preghiera anche cristiani “affinché tragedie simili non si ripetano più”. La preoccupazione Ue per il “deterioramento dei diritti umani”.
Mosca (AsiaNews) – Il 18 maggio in tutte le moschee della Crimea – la penisola ucraina annessa da Mosca senza il riconoscimento della comunità internazionale – si è pregato in memoria delle vittime delle deportazioni di massa dei tatari (minoranza etnica di fede musulmana) ordinate da Stalin durante la Secondo Guerra mondiale.
“Tutte le confessioni religiose sono solidali con noi su questa questione”, ha detto il vice presidente del Consiglio spirituale dei musulmani di Crimea, Andrei Ismailov, durante una conferenza a Sinferopoli, come riporta Interfax. A suo dire, anche i rappresentanti di altre religioni – l’ortodossia è la religione di maggioranza in questa penisola annessa da Mosca due anni fa dopo un controverso referendum – hanno pregato per la pace, la tranquillità e perché questa tragedia non accada più a nessuno”.
Come ha ricordato Ismailov, la repressione nella regione ha colpito non solo i tatari, ma anche armeni e altri popoli: “Perciò penso che questa tragica data ci unisca e ogni confessione in modo diverso si rivolga a Dio e lo preghi per la pace e il perdono delle anime morte”, ha aggiunto il rappresentante religioso.
In tutte le chiese e i monasteri di Crimea sono stati officiati panikhida – liturgia in memoria dei defunti – come ha reso noto il sevizio stampa della Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca. “Che Dio ci aiuti a superare le tristi conseguenze del passato, perché nulla di simile accada di nuovo”, ha detto il metropolita di Sinferopoli e Crimea Lazar in una riunione del Consiglio interreligioso di Crimea. Insieme ad altri leader spirituali, Lazar ha posato fiori al memoriale per le vittime della deportazione a Sinferopoli.
Il 12 maggio 1944, l'Armata Rossa sconfigge le truppe naziste nella penisola di Crimea. Il 18 maggio dello stesso anno Stalin dà il via alla deportazione dei tatari in Asia centrale, intenzionato a punire qualsiasi persona sospettata di aver collaborato con i tedeschi durante l'occupazione della regione. In due giorni, in oltre 180mila sono costretti a lasciare le loro cose; molti muoiono durante il viaggio e i sopravvissuti faranno ritorno nella penisola sul Mar Nero solo dopo il 1989. Le autorità crimeane anche quest’anno hanno vietato qualsiasi manifestazione pubblica per commemorare il triste anniversario, ricordato invece con diverse iniziative in Ucraina.
La rappresentanza diplomatica dell’Ue a Kiev ha condannato il divieto e ha ricordato che “a 72 anni dalle deportazioni forzate dei tatari di Crimea dalla loro patria, questi affrontano ancora persecuzione e intimidazione. Il divieto di tenere in modo pacifico commemorazioni pubbliche è inaccettabile”, ha scritto la rappresentanza diplomatica in una nota. “La Ue ha più volte espresso profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti umani in Crimea e Sebastopoli dalla loro annessione illegale da parte della Federazione russa e chiede il pieno rispetto dei diritti umani”, si legge ancora nel comunicato.
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