Potrebbero arrivare all'Onu le vignette su Maometto
Alcuni Paesi islamici vorrebbero una decisione che vieti il dileggio delle convinzioni religiose. Oggi meno manifestazioni. Giornalisti licenziati e arrestati per aver pubblicato le vignette.
Beirut (AsiaNews) Organizzare una specifica riunione dell'Organizzazione delle conferenze islamiche e chiedere una decisione delle Nazioni Unite che vieti il dileggio delle convinzioni religiose. Sembra spostarsi a livelli istituzionali la protesta contro le vignette su Maometto, mentre si registra un minor numero di manifestazioni di piazza e non si lamentano gravi episodi di violenza. Non passa invece il concetto di libertà di opinione, visto che nel mondo islamico continuano ad essere arrestati editori, direttori e giornalisti dei media che pubblicano le contestate vignette.
Gli incidenti di maggior rilievo, con centinaia di arresti, ma senza spargimento di sangue, ci sono stati in Pakistan: migliaia di studenti sono scesi in strada a Peshawar, attaccando vari edifici tra cui la sede dell'impresa norvegese di telecomunicazioni 'Telenor'.
Sul piano diplomatico, la Danimarca ha chiesto la collaborazione del governo malaysiano, attuale presidente dell'Organizzazione delle conferenze islamiche, per calmare l'ira del mondo islamico. Il ministro degli esteri Syed Hamid Albar ha detto di aver ricevuto venerdì una chiamata dal suo collega danese Per Stig Moeller. "Mi ha chiamato al telefono ha detto per chiedere la collaborazione della Malaysia per chiarire la questione".
L'Indonesia dal canto suo ha espresso grande rammarico per la decisione della Danimarca di chiudere temporaneamente la sua ambasciata a Jakarta. "Siamo spiacenti per la decisione ha detto il ministro degli esteri Hassan Wirajuda presa mentre una piena sicurezza era garantita alla sede diplomatica dalle nostre forze di polizia".
Nello Yemen al termine di una pacifica manifestazione di protesta, il primo ministro Abdulkader Ba Jamal dopo aver espresso la condanna del suo Paese per le vignette, ha aggiunto "non vogliamo rispondere ad un gesto ostile con l'ostilità nei confronti di altre religioni", aggiungendo che il governo del suo Paese pone maggiore attenzione al dialogo tra culture. Nello stesso Yemen, però, tre giornalisti sono in carcere ed un quarto è colpito da un mandato di arresto, dopo la chiusura di tre giornali che avevano pubblicato le vignette. L'associazione dei giornalisti yemeniti ha chiesto il rilascio degli arrestati e l'annullamento delle chiusure, "perché queste misure non sono state decise da un tribunale". Anche in Algeria la pubblicazione delle vignette è costata la chiusura di due giornali e l'arresto dei loro direttori. Un responsabile di Iqraa, uno dei giornali chiusi, si è difeso affermando che "le vignette pubblicate dal nostro settimanale erano velate ed accompagnate da un articolo di denuncia". A Java, in Indonesia, è stato licenziato ed interrogato dalla polizia il direttore di un giornale cristiano, David da Silva, che ha pubblicato le vignette. Lo riferisce lo stesso giornale, Gloria.
Misure internazionali che evitino il ripetersi di simili episodi sono state chieste dall'Iran. Il direttore generale del Ministero degli esteri, Pirouz Hosseini ha annunciato l'intenzione del suo governo di chiedere una sessione di emergenza dell'Organizzazione delle conferenze islamiche domani a Gedda. Analoga proposta è venuta dallo Yemen, che propone di investire l'Onu della questione.
20/10/2020 09:00