Port Moresby, Caritas: 'Stop alla violenza legata ad accuse di stregoneria'
Port Moresby (AsiaNews) - “Stop alle violenze legate alle accuse di stregoneria” e all’impunità di chi compie tali atti. È l’appello lanciato oggi dalla Caritas della Papua Nuova Guinea durante una conferenza stampa dopo i barbari maltrattamenti perpetrati contro nove donne accusate di aver procurato con la stregoneria la morte di un noto imprenditore della provincia di Enga.
Dopo il ritrovamento del corpo di Jacob Luke, uomo d’affari e proprietario della Mapai Transport, probabilmente morto per infarto o ictus, i membri della comunità locale hanno torturato nove donne, uccidendone quattro.
“Le sopravvissute sono state affidate alle cure del nostro staff e dei nostri volontari sotto l'amministrazione della diocesi cattolica di Wabag. Continueremo a offrire loro le cure fino al loro reinserimento nella comunità, quando sarà ritenuto sicuro”, ha dichiarato il vescovo ausiliare della diocesi mons. Justin Ain Soongie. “Condanniamo fermamente questo atto efferato perpetrato da alcuni individui che continuano a disturbare la pace e l'armonia delle nostre società infliggendo sofferenze inimmaginabili a donne vulnerabili”.
“La stregoneria è un comportamento opportunistico in gran parte guidato dal sospetto, dalla paura, dalla rivalsa o dalla vendetta, dalla disonestà e dai desideri economici, e purtroppo di solito è incoraggiata da amici e parenti”, continua il comunicato ufficiale della Caritas. “Sebbene le credenze e le pratiche di stregoneria siano ancora prevalenti in alcune parti del Paese, non si è mai visto un atto così barbaro come questo recente incidente”.
“Richiamiamo inoltre l'attenzione sulle recenti dichiarazioni del Comandante della polizia provinciale di Enga e del Commissario di polizia, in particolare sulla loro assicurazione di perseguire i responsabili e di farli arrestare e perseguire”, ha proseguito il vescovo Justin Ain Soongie nella sua dichiarazione. “Li invitiamo a mantenere la parola data e a rivolgere lo stesso appello ai tribunali di Wabag affinché agiscano tempestivamente per accelerare tutti i casi di violenza legati ad accuse di stregoneria registrati, in modo che i colpevoli siano puniti”, perché “l'impunità di cui godono gli autori di tali gravi atti è semplicemente inconcepibile”.
Per porre fine al problema una volta per tutte l'ultimo appello è stato rivolto ai politici: “Chiediamo ai membri eletti del Parlamento della provincia di Enga e al nuovo governo di dare priorità alla eliminazione della violenza legata alle accuse di stregoneria” sia a livello locale che nazionale. “Rimanere in silenzio sulla questione significa avallare implicitamente questo male che in maniera graduale distrugge le nostre famiglie, le nostre case, le nostre società e il Paese nel suo complesso”, conclude il comunicato.
Secondo uno studio dell'Australian National University pubblicato nel 2017, solo 91 su 15mila autori di reati erano stati incarcerati per i loro crimini. I piani attuati finora dal governo per sradicare “la caccia alle streghe” si sono dimostrati inefficaci. Al contrario, secondo diverse fonti locali la violenza legata ad accuse di stregoneria è sempre più diffusa anche in province della Papua dove tradizionalmente non era presente.