Politecnico di Milano, docente cinese a studente di Taipei: Taiwan è Cina
In un progetto, il giovane Wang aveva indicato Taiwan come Paese d’origine. I media ufficiali cinesi hanno negato che Chen Zhen abbia fatto pressioni sullo studente e che un funzionario diplomatico di Pechino abbia incoraggiato la mossa. La Cina cerca di influenzare le istituzioni occidentali e ostacola la libertà accademica.
Roma (AsiaNews) – Un video emerso sul web nei giorni scorsi mostra un docente cinese del Politecnico di Milano che spinge uno studente taiwanese a cambiare i propri dati di origine in un progetto da presentare per il corso di studio. Chen Zhen (陈蓁), professore aggiunto del Dipartimento di architettura del Politecnico di Milano, stava tenendo una lezione online a uno studente taiwanese di nome Wang e a due suoi colleghi iraniani, coautori dello studio. Egli si è poi rivolto a Wang in cinese, suggerendogli di cambiare nel progetto le informazioni sul suo Paese d’origine: da Taiwan alla Cina, perché a suo dire l’isola è una provincia cinese e non uno Stato indipendente.
Chen ha sottolineato che la conversazione era una comunicazione personale e non si trattava di un atto “intimidatorio”, che non avrebbe influenzato il suo voto finale. In seguito all’intervento del docente, nella versione finale del progetto Wang ha rivisto la sua origine di provenienza da "Taipei, Taiwan" a "Taipei, Cina". Il Politecnico di Milano e Chen non hanno ancora risposto alla polemica.
Si dice che il video sia stato caricato dallo stesso professore, per poi essere rapidamente condiviso sui social network. Il filmato ha suscitato polemiche e dibattiti nella blogosfera cinese. Xue Jian, del consolato cinese di Osaka in Giappone, lo ha postato su Twitter appoggiando la posizione di Chen. Commenti online a Taiwan hanno accusato invece il professore di aver fatto pressione sullo studente grazie alla sua autorità accademica.
Chen ha detto allo studente taiwanese che l'Unione europea, compresa l'Italia, riconosce Taiwan come parte della Cina. Si è giustificato asserendo che "come cinese, devo parlare". Nel parlare a Wang egli ha anche precisato: "Spero che tu non consideri che io ti stia intimidendo in quanto professore. Voglio comunicare con te, come uno scambio personale". Alla fine del video, si sente dire a Chen che "se nel prossimo futuro avremo un grande cambiamento nello Stretto [di Taiwan], tu avrai molto tempo per rimodellare il tuo auto-riconoscimento sull'identità [nazionale]".
In questi anni, la Cina ha rafforzato le minacce militari rivolte a Taiwan. Dal 2019 aerei da guerra cinesi attraversano spesso la linea mediana dello stretto di Taiwan, violando un tacito accordo per evitare il conflitto. Dopo che la Russia ha invaso l'Ucraina, sono cresciuti in Cina suggerimenti di attaccare l’isola per riportarla sotto il dominio di Pechino.
Dal punto di vista accademico, la lunga mano della Cina ha raggiunto anche le università occidentali. Nel Regno Unito e in Australia, le rette d'iscrizione degli studenti internazionali, soprattutto cinesi, sono cruciali per le finanze degli atenei. Al fine di evitare di provocare Pechino, alcuni professori scelgono di mantenere il silenzio su questioni ritenute sensibili, come il massacro di Tiananmen, Hong Kong, Xinjiang e Tibet. Gli analisti hanno sottolineato che docenti e studenti accettano l'autocensura per paura delle rappresaglie di Pechino, che frena la libertà accademica nei Paesi occidentali.
Considerando l’importanza del mercato cinese, molte riviste accademiche evitano di rendere disponibili ad abbonati cinesi gli articoli che trattano argomenti sensibili. Nelle pubblicazioni degli studiosi taiwanesi, esse elencano Taiwan come una provincia della Cina.
Da quando sono scoppiate le proteste contro la legge anti-estradizione a Hong Kong nel 2019, ci sono poi sempre più aggressioni di studenti cinesi nei Paesi occidentali contro dissidenti e attivisti che sostengono Hong Kong e Taiwan. Gli attacchi sono incoraggiati dai media ufficiali cinesi e dalle autorità. L'Associazione degli studenti e degli studiosi cinesi, supervisionata dalle missioni diplomatiche cinesi, è ritenuta lo strumento per proiettare il potere di Pechino nelle università dell’Occidente.