Phnom Penh festeggia il 40mo anniversario della caduta dei Khmer Rossi (Video)
Nel regno di terrore instaurato dai maoisti, più di 2 milioni di cambogiani sono morti per fame, lavori forzati, torture ed esecuzioni di massa. Il premier Hun Sen: “Il 7 gennaio una seconda nascita per il Paese”.
Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) – Oltre 60mila cambogiani ieri hanno gremito le tribune dello Stadio Olimpico di Phnom Penh, per celebrare il 40mo anniversario della caduta del regime dei Khmer Rossi. Nella sontuosa cerimonia (foto-video) Hun Sen, da 33 anni Primo ministro cambogiano, ha esaltato il 7 gennaio come “una seconda nascita” per il Paese.
Bande musicali e danzatrici Apsara – le “ninfe celesti” della tradizione cambogiana – hanno preso parte all’evento organizzato dal governo. Nel suo intervento, Hun Sen ha ringraziato il Vietnam di “aver sostenuto la lotta per liberare la Cambogia e il suo popolo dal regime di genocidio”, contribuendo ad “una nuova era di indipendenza, libertà, democrazia e progresso sociale”. Il premier ha promesso di aprire il Paese ad “un più ampio dialogo politico tra tutte le parti, la società civile e tutti gli ambienti progressisti”.
Hun Sen non ha menzionato il Cambogia National Rescue Party (Cnrp), l'ormai dissolto partito d’opposizione, bandito dalla Corte suprema nel novembre 2017 per il suo ruolo in un presunto complotto antigovernativo; ha però giurato di “opporsi alle azioni dei politici dell'opposizione estremista e della cerchia straniera dietro di essi”.
Guidati da Pol Pot, nel 1975 i Khmer Rossi (maoisti) hanno instaurato un regno del terrore durante il quale più di 2 milioni di cambogiani (si stima un quarto della popolazione totale) sono morti per fame, lavori forzati, torture ed esecuzioni di massa. Esso si è concluso quattro anni dopo, quando Hun Sen, ex quadro dei Khmer Rossi, ha guidato le forze vietnamite nella capitale per espellere il regime.
Sostenuti da quasi 20mila disertori cambogiani, nella città evacuata i circa 100mila militari di Hanoi hanno trovato meno di 100 sopravvissuti. Dopo la marcia su Phom Penh, il Vietnam ha amministrato il Paese per più di un decennio, nominando Hun Sen premier e lasciando sul territorio decine di migliaia di soldati. In virtù delle pressioni internazionali e delle significative perdite (25mila i morti), il Vietnam ha ritirato le truppe nel settembre 1989 e due anni dopo ha sottoscritto l'Accordo di pace di Parigi.
Lo scorso 16 novembre, un tribunale dell’Onu ha condannato al carcere a vita due leader dei Khmer Rossi per “genocidio”. Si tratta di Nuon Chea, 92 anni, il vice di Pol Pot, e di Khieu Samphan, 87 anni, che è stato presidente della Kampuchea democratica, lo Stato fondato dai Khmer Rossi dal 1975 al 1979.
Anche la Chiesa cambogiana è caduta vittima dei Khmer Rossi. Nel 2015 si è aperto il processo di beatificazione di 35 martiri, uccisi durante le persecuzioni attuate dal regime di Pol Pot. Tra loro vi è mons. Joseph Chhmar Salas, primo vescovo locale, e 34 tra sacerdoti, laici, donne, catechisti, e missionari come il francese p. Pierre Rapin.