Phnom Penh, migliaia in piazza contro il sequestro illegale di terreni
I manifestanti provenivano dalle province di Koh Kong, Svay Rieng e Tbong Khmum. Essi hanno bloccato la via di accesso al ministero delle Terre e chiesto (invano) un incontro con le autorità. Dietro gli espropri vi sono uomini di affari collegati al partito di governo o imprese cinesi e indiane.
Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) - Circa un migliaio di abitanti di alcuni villaggi da diverse province della Cambogia si sono riuniti a Phnom Penh, bloccando la strada che conduce al ministero delle Terre, per chiedere al governo di risolvere annose dispute in sospeso da tempo. Il riferimento è al sequestro (più o meno legale) di terreni da parte di compagnie private o di uomini di affari con importanti legami e contatti a livello politico.
I manifestanti provenienti dalle province di Koh Kong, Svay Rieng e Tbong Khmum, hanno mostrato cartelli e immagini con i volti del Primo Ministro Hun Sen, della moglie, del re Sihamoni e della regina madre. Essi si sono appellati alle più alte cariche dello Stato nel tentativo di dirimere la controversia. Ma la loro protesta è rimasta inascoltata,
Yee Kunthea, rappresentante degli abitanti del villaggio costiero di Koh Kong, rivela che il suo gruppo non ha mai ricevuto alcun risarcimento per dei terreni appartenenti a oltre un migliaio di famiglie ed espropriati da una azienda che produce canna da zucchero. Essa appartiene a Ly Yong Phat, senatore del partito di governo Cambodian People’s Party (Cpp), da un uomo di affari a lui collegato e a una compagnia cinese, la Union Development Group (Udg). I dimostranti volevano parlare con il ministro, ma sono stati cacciati a forza.
Khieu Sarun, portavoce degli abitanti di Svay Rieng, racconta di essere venuta nella capitale insieme ai suoi concittadini perché da oltre 20 anni le autorità locali non sono riuscite a risolvere una disputa sorta fra 450 famiglie contadine e una impresa indiana, la NK Venture. In questi anni l’amministrazione locale ha respinto qualsiasi ipotesi di trattativa e minacciato a più riprese l’intervento delle forze di sicurezza e l’arresto per le famiglie dei manifestanti.
Un terzo gruppo di dimostranti provenienti dal comune di Trapeang Pring, nella provincia di Tbong Khmum, chiede ai funzionari ministeriali di risolvere una controversia che li oppone da anni alla Chinese Hamenient Investment Company e di liberare due concittadini da tempo in galera su richiesta delle autorità del villaggio. Tha Lida, in rappresentanza di 42 famiglie dell’area, riferisce che i contadini non avrebbero mai voluto vendere i terreni; tuttavia, le autorità locali mediante inganno hanno fatto firmare dei falsi documenti di cessione di proprietà, svendendo ai privati la loro unica fonte di ricchezza e sostentamento.
Dalla Cambogia al Vietnam, dal Laos a diversi altri Paesi del Sud-est asiatico, le controversie attorno all’esproprio illegale di terreni sono una questione comune e diffusa, fonte di scontri e di tensioni. Interi appezzamenti vengono espropriati per favorire la costruzione di mega-progetti (come le dighe) o per coltivazioni estensive, il più delle volte senza nemmeno risarcire il prezzo minimo per la perdita del raccolto, di proprietà e beni (cascine, attrezzature agricole) collegati.