23/11/2016, 08.58
CAMBOGIA
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Phnom Penh, il tribunale Onu conferma l’ergastolo per due ex leader dei Khmer rossi

I giudici hanno respinto il ricorso presentato dai legali di Nuon Chea e Khieu Samphan, condannati per crimini contro l’umanità. Entrambi dovranno affrontare un secondo processo per genocidio. Rigettate le istanze relative a vizi procedurali e mancanza di imparzialità del primo grado. Presidente tribunale: Il carcere a vita “è la giusta pena”. 

 

Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) - Questa mattina il tribunale misto delle Nazioni Unite - che giudica i crimini commessi dai Khmer rossi in Cambogia negli anni ’70 - ha confermato la condanna all’ergastolo emessa in primo grado contro Nuon Chea e Khieu Samphan. I due leader del sanguinario movimento maoista, che in meno di un decennio ha massacrato un quarto della popolazione (circa due milioni di persone), sono colpevoli di crimini contro l’umanità. Entrambi devono affrontare un secondo processo per genocidio.

Nuon Chea, 90 anni, meglio noto come “fratello numero due” e braccio destro di Pol Pot, è considerato l'ideologo del regime; l’85enne Khieu Samphan, che ricopriva la carica di capo di Stato, rappresentava il volto pubblico. Secondo l’accusa essi hanno elaborato la politica del movimento e si sono resi complici delle brutalità da esso commesse negli anni - dal 1975 al 1979 - al potere.

La conferma in secondo grado del carcere a vita rappresenta un duro colpo per le speranze di rilascio nutrite sinora dai due anziani leader dei Khmer rossi. Entrambi sono ricorsi in appello contro il verdetto di primo grado, accusando il tribunale di errori procedurali e mancata imparzialità fra i giudici, alcuni dei quali avrebbero sofferto in prima persona le violenze del regime. 

Dopo mesi di udienze, questa mattina la corte ha emesso la sentenza di appello che conferma le condanne al carcere a vita, pur riconoscendo alcuni vizi di procedura avvenuti in passato. 

Per il presidente del tribunale Kong Srim i due imputati hanno mostrato “una completa mancanza di considerazione” per la sorte della popolazione cambogiana; egli ha inoltre definito la portata dei loro crimini “imponente”. “Il carcere a vita - ha concluso il magistrato - è la giusta pena per entrambi gli accusati”. 

Il tribunale speciale della Cambogia (conosciuto con l’acronimo Eccc) è una corte mista, composta da giudici locali e internazionali, che ha sede alla periferia della capitale Phnom Penh. Essa combina elementi del diritto cambogiano e internazionale. In passato è stata al centro di controversie con l’accusa di corruzione, inefficienze e ritardi nei processi e nelle sentenze, come testimonia la vicenda del “compagno Duch”.  

Le (poche) condanne di questi anni sono un timido tentativo di sanare le ferite inferte dal sanguinario movimento maoista e restituire giustizia alle vittime. Tuttavia i critici sottolineano che il Tribunale Onu ha colpito solo in parte i simboli del regime, ma non ha garantito vera giustizia al popolo cambogiano.

Pol Pot è morto nel 1998 per malattia e non ha mai subito processi né incriminazioni per le atrocità commesse sotto il suo comando. Inoltre, molti dei vecchi funzionari di secondo piano e vecchi quadri del movimento maoista sono ancora oggi liberi e in molti casi ricoprono importanti ruoli nel governo.

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