08/07/2015, 00.00
CAMBOGIA
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Phnom Penh, attivisti e monaci buddisti in piazza contro il disboscamento illegale

Un centinaio di persone ha protestato davanti alla sede del Parlamento, denunciando il disinteresse di maggioranza e opposizione. L’allarme riguarda una foresta nel nord, che rischia di scomparire. Per gli ambientalisti il tempo “sta scadendo”. E i trafficanti sono liberi di agire indisturbati, verso Cina e Vietnam.

Phnom Penh (AsiaNews) - In questi giorni almeno un centinaio di attivisti, sostenuti da un gruppo di monaci buddisti, ha promosso manifestazioni di protesta davanti al Parlamento a Phnom Penh, per chiedere provvedimenti contro il disboscamento illegale della foresta di Prey Lang. Deputanti e senatori di entrambi gli schieramenti, maggioranza e opposizione, pur sollecitati da tempo non hanno finora voluto prendere in esame una questione che, secondo gli ambientalisti, rischia di distruggere alcune fra le più belle aree naturali della Cambogia. E nemmeno il Dipartimento forestale, competente in materia, ha compiuto azioni decise per contrastare il traffico di legname pregiato. 

Durante la protesta - sorvegliata dalle forze di sicurezza, che non sono però intervenute - gli attivisti hanno promosso una petizione in cui chiedono provvedimenti contro la distruzione dell’area foresta, un territorio che compre almeno cinque province del nord del Paese. Tuttavia, né gli esponenti del partito di governo Cambodian People’s Party (Cpp), né i parlamentari del movimento di opposizione Cambodia National Rescue Party (Cnrp) hanno raccolto l’appello, a dispetto delle rassicurazione e delle promesse fornite in precedenza. 

Interpellato da Radio Free Asia (Rfa) But Buntenh, leader della Rete indipendente dei monaci per la giustizia sociale, non nasconde il sentimento di frustrazione nel vedere l’inerzia dell’intero arco parlamentare. Intanto i movimenti attivisti lanciano un nuovo allarme, affermando che sta scadendo il tempo e sono sempre più scarne le possibilità di salvare la foresta dalla distruzione. 

“Se guardiamo al fenomeno odierno del disboscamento illegale - aggiunge - l’intera foresta di Prey Lang non sopravviverà al 2015. Ad oggi la nostra ultima speranza è che stiamo attraversando la stagione delle piogge ed è difficile per i trafficanti trasportare il legname dalla foresta”. Un altro monaco rivendica la battaglia “contro tutto e tutti” per proteggere l’ambiente, anche se “nessun parlamentare sembra sposare” la causa. Solo i poveri, che contano sui beni della natura e fra questi le foreste, sembrano capire la gravità del problema e mostrano “rispetto” verso le risorse naturali del pianeta. 

Un monaco del villaggio di Sre Veal, nella provincia di Preah Vihear, denuncia il disboscamento massiccio in atto ogni giorno nella sua comunità, con i trafficanti liberi di agire indisturbati. 

Prei Lang è una delle ultime foreste sempre-verdi delle pianure del Sud-est asiatico, con una estensione di circa 3.600 km quadrati e che copre cinque province: Kampong Thom, Preah Vihear, Kampong Cham, Kratie e Stung Treng. Si tratta di migliaia di ettari di alberi e macchia boschiva, al cui interno vivono almeno 200mila persone appartenenti alle minoranze etniche, concesse in uso a società private, molte delle quali responsabili del disboscamento illegale. La maggior parte del legname viene contrabbandato in Cina e Vietnam, dove viene usato per la produzione di mobili che vengono poi esportati in tutto il mondo.

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