Petrolchimico di Map Ta Phut e ambiente: la nuova sfida dello sviluppo sostenibile
Bangkok (AsiaNews) - In Thailandia si fa sempre più urgente il bisogno di bilanciare lo sviluppo industriale e la crescita economica, con la necessità di preservare l'ambiente e tutelare le bellezze paesaggistiche anche - e soprattutto - per le generazioni future. Fra i casi più gravi ed emblematici vi è il polo di Map Ta Phut, affacciato sul golfo, dove sorge il più imponente parco industriale specializzato nel settore della petrolchimica dell'intero Paese. Per contribuire alla salvaguardia della natura sono sorte delle iniziative che legano esperti, attivisti e semplici cittadini desiderosi di promuovere progetti di sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alle aree in cui sorgono mega-impianti fonte di devastazioni di enorme portata.
Nel solco delle iniziative a tutela dell'ambiente si inserisce il Networks to change the East, un'iniziativa promossa dal ricercatore Somneuk Chongbuasin e che unisce i rappresentanti di otto province della zona orientale del Paese. L'obiettivo è la tutela dell'agroalimentare e dell'economia locale - fra cui coltivazioni, allevamenti pesca e turismo - per una crescita "sostenibile" delle singole comunità. Alla base vi è l'idea di collaborazione e condivisione, per trovare "assieme" le "risposte" ai problemi, nell'ottica di una reale tutela del patrimonio e della sua trasmissione alle generazioni future.
Coma già anticipato, fra i casi più emblematici di inquinamento ambientale vi è il polo industriale di Map Ta Phut cittadina del distretto di Mueang Rayong, nella provincia di Rayong, che si affaccia sul golfo della Thailandia, sede del più imponente parco industriale del Paese, il Map Ta Phut Industrial Estate. L'espansione rapida e incontrollata ha causato incidenti in serie (nella foto) e altre problematiche fra cui l'inquinamento delle falde acquifere.
Fondato nel 1988 nella Regione economica della costa orientale e gestito da un'autorità governativa che fa capo al ministero dell'Industria, nel 2009 ha visto interrotto il piano di espansione - 65 progetti per un valore di 8 miliardi di dollari - in seguito a un provvedimento della Corte suprema. La sentenza ha sancito la legittimità della decennale battaglia legale - a suon di petizioni e manifestazioni - dei comitati locali e di gruppi ecologisti. Secondo un rapporto, infatti, almeno duemila persone sarebbero morte di cancro per l'inquinamento legato ai sistemi di produzione e lavoro.
Oggi il proposito, spiega Somneuk Chongbuasin, è quello di rallentare lo sviluppo indiscriminato (giunto alla terza fase) del progetto di Laem Chabang, dove sorge il più importante porto industriale della Thailandia. Le modalità di intervento di Networks to change the East - le cui iniziative si potrebbero presto estendere alle province meridionali della Thailandia - si può riassumere in tre fasi: il recupero ambientale del territorio attraverso una bonifica; la protezione dell'area interessata dall'intervento; la preservazione delle risorse per il futuro e le nuove generazioni. "Non siamo contro la crescita" precisano gli attivisti, ma favorevoli allo "sviluppo autentico" della comunità, prestando attenzione all'ambiente, alla cultura e alle risorse alimentari.