Peshawar: Insegnare sartoria a orfane e vedove, vittime dell’attentato contro la All Saints
Lahore (AsiaNews) – Sonaikha Nazer, cristiana di 14 anni, racconta: “I miei genitori sono morti nell’attacco suicida alla chiesa di Peshawar. Siamo quattro sorelle e due fratelli. Io sto studiando nella scuola secondaria e mio zio si prende cura di noi. Insieme all’educazione scolastica ho deciso di imparare il taglio e il cucito e per questo mi sono iscritta al Centro di sviluppo dei talenti della Cecil & Iris Chaudhry Foundation (Cicf) a Peshawar. La fondazione mi ha insegnato un mestiere che mi ha permesso di diventare autosufficiente e di questo sono molto grata”.
Sonaikha è solo una delle molte ragazze orfane e madri vedove che dal novembre dell’anno scorso partecipano ai corsi del “Programma per il riconoscimento delle donne” organizzato dalla Cicf, un’organizzazione nata per aiutare i parenti delle vittime dell’attentato del settembre 2013 alla chiesa protestante di All Saints di Peshawar, che ha fatto più di cento morti.
Lo scorso 22 maggio si è tenuta la cerimonia di consegna dei diplomi per le 19 donne che hanno completato con un esame finale (sia pratico che scritto) un corso di tre mesi di taglio e cucito. Ogni partecipante ha ricevuto, oltre al diploma, una macchina da cucire con garanzia di un anno per permettergli di iniziare subito a lavorare.
Da quando è iniziato il programma, quello di maggio è il secondo corso portato a termine; un terzo è iniziato il 27 maggio e si concluderà a luglio. La fondazione stima di poter formare 80 donne entro novembre e Michelle Chaudhry, presidente della Cicf, è orgogliosa del lavoro fatto: “Solo un anno fa le loro lacrime erano irrefrenabili, loro erano senza speranza, spaventate e insicure. Oggi le vediamo sorridere di nuovo, piene di speranza e legittimate a sostenere loro stesse e le loro famiglie a livello finanziario”.
Shakeela Khalid, una vedova cristiana, ha concluso il primo corso di cucito. Racconta ad AsiaNews: “Ho perso mio marito nell’attacco alla chiesa di Peshawar. Ho quattro figli e stanno tutti andando a scuola. Ho dovuto badare a loro ed è stato molto difficile. Ho sentito parlare del Centro e mi sono iscritta al primo corso. L’ho completato dopo tre mesi, a marzo 2015”. “Quando ho ottenuto il certificato – continua la donna – mi hanno dato anche una macchina cucire. Ora riparo vestiti, lenzuola e federe di cuscini per conto di un mercato vicino a casa mia che li rivende. Ciò mi garantisce delle buone entrate e sono molto grata alla Cicf per avermi dato la possibilità di imparare questa abilità manuale per vivere meglio e in modo autonomo”.
Nell’attacco suicida del 2013, la giovane Melwish Arif ha perso il padre e il fratello: “Siamo due sorelle e mia mamma è stata ferita nell’esplosione. Un’amica mi ha invitato ad unirmi al programma della Cicf e ho preso il certificato nel secondo corso. Ora riparo vestiti per i miei vicini e guadagno dalle 2mila alle 3mila rupie [circa 26 euro ndr] al mese”.
Anche il figlio di Miriam Victor, una vedova cristiana, è morto durante l’attentato. La madre racconta ad AsiaNews: “Mio figlio era il membro della famiglia che guadagnava di più, e anche mia figlia è stata ferita. Sono stata ammessa al secondo corso di cucito della Cicf. Ora sto per avere un contratto da un istituto privato di Peshawar per riparare le uniformi scolastiche. Dio benedica il Cicf per averci permesso di vivere una vita dignitosa”.