Peshawar, due kamikaze attaccano una chiesa protestante: oltre cento morti e 130 feriti
Peshawar (AsiaNews) - È di oltre cento morti e 130 feriti il bilancio - tuttora provvisorio - di un attacco kamikaze all'esterno di una chiesa protestante a Peshawar, capitale della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, nel nord del Pakistan. Secondo le prime testimonianze, questa mattina due attentatori suicidi si sono fatti saltare in aria nei pressi del luogo di culto cristiano, mentre i fedeli stavano uscendo dall'edificio dopo aver partecipato al servizio domenicale. Fonti locali riferiscono che, al momento della doppia esplosione che provocato danni anche agli edifici circostanti, erano presenti sul luogo dell'attacco tra 600 e 700 persone. Fra le vittime vi sono anche diverse donne e bambini; una parte di feriti è ricoverata al Lady Reading Hospital, ma il numero è troppo elevato e sono stati allertate anche altre strutture mediche nel Paese.
Nella zona teatro della strage è giunto anche Paul Bhatti, ex ministro per l'Armonia nazionale e presidente di Apma (All Pakistan Minorities Alliance), per verificare in prima persona le condizioni dei feriti e cercare di mantenere la calma. "Sono morte più di cento persone - conferma Paul Bhatti ad AsiaNews - sono molti i feriti in condizioni molto gravi... ci aspettiamo un numero maggiore di vittime". L'ex ministro punta il dito contro "terroristi che cercano di colpire non solo i cristiani, ma tutto il Pakistan come avvenuto giorni fa per l'uccisione di un generale dell'esercito. L'elemento religioso - aggiunge - non è preponderante, ma conta di più l'aspetto politico". Bhatti non risparmia critiche al governo provinciale e all'esecutivo centrale a Islamabad: il primo per non aver "protetto a dovere" un edificio compreso nella "zona rossa e ad alto rischio"; il governo del premier Sharif perché sta intavolando dialoghi per la pace "e non ha coinvolto le minoranze religiose, relegandole ai margini". "Siamo vittime di queste violenze - conclude - e fra i cristiani montano ira e risentimento. Per domani con i membri di Apma faremo una grande manifestazione di protesta pacifica a Islamabad".
I terroristi - riconducibili a movimenti estremisti islamici, anche se finora non vi sono rivendicazioni ufficiali - hanno colpito con oltre otto chili di esplosivo un luogo di culto simbolo della zona. La All Saints Church, infatti, è stata costruita nel 1883 prendendo spunto dalle strutture delle moschee; essa è rivolta alla Mecca e costituisce un edificio simbolo del tentativo di pace, armonia e convivenza pacifica fra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana in Pakistan.
Essa sorge in un quartiere delicato della città, Kohati Gate, dove si trovano anche altre tre chiese e diversi luoghi di culto musulmani. La municipalità di Peshawar ha dichiarato tre giorni di lutto cittadini; ferma condanna è stata espressa anche dal presidente Mamnoon Hussain, dal Primo Ministro Nawaz Sharif, dal leader Pti Imran Khan e dai principali capi politici e religiosi pakistani. In molti - fra cui imam e guide spirituali islamiche - hanno utilizzato i social network per manifestare il loro cordoglio, per un attacco "mirato e codardo" che, ancora una volta, ha preso di mira vittime innocenti.
Anche l'ex ambasciatrice negli Stati Uniti Sherry Rehman, protagonista di una dura lotta in passato contro l'estremismo islamico, ha lanciato un appello al governo perché "metta fine ai colloqui di pace" avviati nei giorni scorsi con talebani e gruppi estremisti. Il nuovo governo di Islamabad aveva infatti annunciato il proposito di intavolare trattative con la frangia islamista; che, a sua volta e in breve tempo, ha risposto con bombe e morti.
Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Le violenze contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale, in particolare i cristiani da tempo obiettivo dei fondamentalisti islamici. Decine gli episodi di violenze, fra attacchi mirati contro intere comunità - come avevenuto a Gojra nel 2009 o alla Joseph Colony di Lahore nel marzo scorso - o abusi contro singoli individui, spesso perpetrati col pretesto delle leggi sulla blasfemia che finiscono per colpire vittime innocenti (ultimo il caso della minorenne cristiana Rimsha Masih).(DS)