Per legge a Israele servirà un referendum per restituire Gerusalemme est e Golan
La Knesset ha approvato una disposizione per la quale ogni decisione che comporta concessioni territoriali va sottoposta al voto popolare. Secondo l’opposizione è un modo per bloccare il processo di pace, per i palestinesi un “dileggio del diritto internazionale”. “No comment” degli Usa.
Gerusalemme (AsiaNews) – Qualunque concessione territoriale fatta da Israele ad altri Stati dovrà essere approvata con un referendum popolare. Anche se non fa alcun riferimento a Gerusalemme est né alle Alture del Golan, la legge approvata ieri sera dalla Knesset (il parlamento) con 65 voti a favore e 33 contro appare mirata proprio a queste zone. Occupate da Israele con la guerra del 1967 la loro restituzione è, rispettivamente per palestinesi e siriani, una condizione essenziale per il raggiungimento di accordi di pace.
Il primo ministro Beniamin Netanyahu ha plaudito all’adozione della legge, in quanto “ogni accordo di pace esige un largo consenso nazionale, ed è ciò che prevede la norma”. Replicando all’opposizione che contesta l’idea di sottoporre al voto popolare questioni che vanno decise dal governo, che ha tutte le informazioni e “pesa” le reciproche concessioni, il premier ha sostenuto che “gli israeliani sono partecipi, informati e responsabili e so che il giorno in cui dovranno decidere sosterranno un accordo di pace che risponda al bisogno di sicurezza degli interessi nazionali”.
Per Tzipi Livni, leader di Kadima (centro), all’opposizione, invece, ogni decisione di questo tipo “va legata a considerazioni che non sono sempre pubbliche e si chiede alla popolazione di capire tutto”. Ancora più secco il commento del capo del partito Meretz (sinistra) Haim Oron, per il quale la legge è una “furberia” per bloccare il processo di pace con palestinesi e siriani. E oggi, il deputato laburista Eitan Cabel ha commentato che la legge impedisce alla Knesset di prendere qualsiasi decisioni sull’argomento.
Di “dileggio del diritto internazionale” e ostacolo al processo di pace ha parlato il capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat. “Porre fine all’occupazione del nostro territorio - ha aggiunto - non è e non può dipendere da qualsiasi tipo di referendum”.
Ha invece rifiutato qualsiasi commento il Dipartimento di Stato americano, in quanto, ha detto il portavoce Philip J. Crowley “è una questione interna di Israele”.
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