Per la prima volta in più di 50 anni il ‘ministro degli esteri’ vaticano si incontra con quello cinese
Diffuso ieri sera alle 21 un comunicato della Sala stampa. Sottolineata l’importanza dell’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi e il proseguimento del dialogo. Silenzio sulle difficoltà che al presente vivono le comunità cristiane e i pastori. Solidarietà verso la popolazione colpita dal coronavirus. Spinta alla cooperazione internazionale. Critiche a Wang Yi da Stati Uniti ed Europa. Un gesto di misericordia verso la Cina, spesso troppo “demonizzata”.
Roma (AsiaNews) – Per la prima volta in più di 50 anni, un “ministro degli esteri” vaticano si è incontrato con la sua controparte della Repubblica popolare cinese. Ieri, infatti, mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede ha avuto un colloquio con Wang Yi, Consigliere di Stato e ministro degli Esteri cinese. Entrambi sono a Monaco di Baviera per partecipare alla Conferenza sulla sicurezza, che raccoglie almeno 35 capi di Stato e di governo.
Cina e Santa Sede non avevano incontri a simile livello almeno dal 1951, quando Pechino ha interrotto le relazioni diplomatiche con il Vaticano e ha cacciato il nunzio di allora, mons. Antonio Riberi, che per anni cercò inutilmente di contattare e dialogare con Mao Zedong.
Anche i recenti rapporti col Vaticano e i dialoghi fra le due delegazioni che avvengono in modo ciclico, non hanno mai implicato personalità cinesi a livello di governo, ma solo impiegati e funzionari.
La Sala stampa vaticana ha celebrato questo importante passo con un comunicato diffuso ieri sera alle 21. Riportiamo qui il testo integrale:
“Oggi, 14 febbraio 2020, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco 2020, ha avuto luogo un incontro tra Sua Eccellenza Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, e Sua Eccellenza il Sig. Wang Yi, Consigliere di Stato e Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese.
Nel corso del colloquio, svoltosi in un clima cordiale, sono stati evocati i contatti fra le due Parti, sviluppatisi positivamente nel tempo. In particolare, si è evidenziata l’importanza dell’Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi, firmato il 22 settembre 2018, rinnovando altresì la volontà di proseguire il dialogo istituzionale a livello bilaterale per favorire la vita della Chiesa cattolica e il bene del Popolo cinese. Apprezzamento è stato espresso per gli sforzi che si stanno compiendo per debellare l’epidemia di coronavirus e solidarietà nei confronti della popolazione colpita.
Infine, si è auspicata maggiore cooperazione internazionale al fine di promuovere la convivenza civile e la pace nel mondo e si sono scambiate considerazioni sul dialogo interculturale e i diritti umani”.
Vale la pena notare nel comunicato “l’importanza” data all’Accordo provvisorio, che finora ha evitato – come era stato minacciato agli inizi del 2018 – una serie di nomine di vescovi illeciti e “indipendenti” dalla Santa Sede. È anche vero che da quando è stato firmato l’Accordo, non vi è stata nessuna nomina di vescovi: vi sono state due ordinazioni, ma i candidati erano stati scelti molto tempo prima della firma dell’Accordo. Nel comunicato si parla poi del futuro (“proseguire…”), ma non si dice nulla sulle difficoltà che al presente vivono le comunità cristiane e i pastori, sia ufficiali che non ufficiali. Si sottolineano invece “gli sforzi” per debellare l’epidemia di coronavirus e la “solidarietà” verso “la popolazione colpita”. Nei giorni scorsi il Vaticano ha inviato 600-700mila maschere chirurgiche in Cina e papa Francesco ha chiesto molte volte ai cristiani di pregare per i cinesi e la Cina in questo momento difficile per tutto il Paese.
L’auspicio per una “maggiore cooperazione internazionale” è fondamentale: la guerra dei dazi con gli Stati Uniti, le manifestazioni di Hong Kong, le pretese di Pechino sul Mar Cinese meridionale e il silenzio della Cina per quasi un mese e mezzo sull’epidemia di coronavirus stanno facendo crescere le critiche verso Pechino guardata con timore e come inaffidabile dal punto di vista politico, economico e sociale.
Proprio oggi, alla Conferenza di Monaco, Wang Yi dovrebbe pronunciare il suo discorso: molti esperti prevedono che il suo intervento sarà criticato dagli Stati Uniti e dai rappresentanti europei.
Il comunicato della Santa Sede è un gesto di misericordia verso la Cina, spesso troppo “demonizzata” per il virus e per le sue mire egemoniche, un gesto che mira a un mondo multipolare, come spesso sottolineato da papa Francesco.
Da questo punto di vista è molto interessante il comunicato che Xinhua ha pubblicato oggi alle 13.57 (ma che porta la data di ieri, 14 febbraio). Nel dare resoconto dell’incontro fra Wang Yi e mons. Gallagher, si dice: “Il ministro cinese degli esteri ha detto che la parte cinese crede che il Vaticano potrà giocare un ruolo costruttivo nel sollecitare la comunità internazionale a sostenere e cooperare con gli sforzi della Cina nel combattere l’epidemia in modo obiettivo, razionale e scientifico, salvaguardando insieme la sicurezza della salute nel mondo”.
01/10/2020 07:50
11/09/2020 12:28