31/01/2014, 00.00
NEPAL
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Per la prima volta, i tibetani in Nepal festeggiano il Capodanno cinese

di Christopher Sharma
Nel celebrare l'inizio dell'Anno del Cavallo, migliaia di rifugiati chiedono a Kathmandu libertà religiosa e cultura. Nel Paese il governo vieta ai tibetani ogni forma di assemblea. Un tibetano ringrazia il papa "perché sostiene sempre la pace, il dialogo e la libertà". Anche i nepalesi di etnia Tamang festeggiano il Capodanno lunare.

Kathmandu (AsiaNews) - Libertà religiosa e culturale: è quanto chiedono oggi migliaia di rifugiati tibetani in Nepal, in occasione dell'inizio dell'Anno del Cavallo. Per la prima volta, la comunità potrà festeggiare il Capodanno lunare insieme ai nepalesi, in particolare quelli di etnia Tamang, che hanno origini cinesi e il cui calendario coincide. Un fatto importante, perché sempre più spesso Kathmandu limita e opprime in ogni modo possibile i tibetani, per via dei rapporti economici con la Cina.

I Tamang chiamano il nuovo anno Lhosar: Lho significa "anno", Sar "nuovo" o "fresco". Come per i cinesi, questa etnia nepalese festeggia il primo giorno di luna nuova.

Gyalbo Lama, un tibetano, confessa ad AsiaNews: "Oggi siamo molto emozionati di stare con la comunità nepalese e di sentire il loro sostegno alla nostra libertà. Di solito viviamo confinati in pochi campi, dove la polizia e le forze di sicurezza sorvegliano con attenzione ogni nostra attività. Non abbiamo il diritto di riunirci, né libertà di muoverci. Veniamo trattati in modo diverso".

Tuttavia, aggiunge, "la comunità internazionale e gli attivisti per i diritti umani sono una buona guida per noi, e il papa è un nostro protettore, perché sostiene sempre la pace, il dialogo e la libertà. Ma il governo cinese non ci ascolta e il Nepal ci tratta in modo disumano per colpa della pressioni di Pechino".

Bijaya Lama, un nepalese che ha organizzato una delle celebrazioni in onore del Nuovo Anno, sottolinea: "Sosteniamo i rifugiati tibetani, con il loro diritto alla libertà di culto. Siamo felici di celebrare con loro questa occasione. Tutti dovrebbero essere liberi di celebrare la propria cultura e la propria religione".

In Nepal vivono in esilio più di 20mila tibetani. Il governo non permette loro di riunirsi, per timore che organizzino manifestazioni contro il regime cinese in Tibet. 

 

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