24/02/2006, 00.00
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Per l'attentato di Samarra si incrociano le accuse contro Usa, Iran e Al Qaeda

Nessuno ha rivendicato la distruzione della cupola d'oro. Nuovi appelli di leader religiosi e politici. Manifestanti equiparano la distruzione della moschea alle vignette blasfeme.

Beirut (AsiaNews) - L'Iran e i suoi alleati accusano Stati Uniti ed Israele della responsabilità dell'attentato, da nessuno rivendicato, che ha distrutto la millenaria cupola d'oro della moschea di Samarra e scatenato la rabbia degli sciiti, ma anche nel mondo arabo si fa strada l'idea che dietro le bombe c'è la mano di Al Qaeda con il quale, in questo momento oggettivamente coincidono gli interessi di Paesi come la Siria, e soprattutto l'Iran, con i suoi progetti nucleari. Proprio oggi l'Agenzia per l'energia atomica ha denunciato la messa in funzione in Iran di dieci centrifughe, alimentate con un gas utilizzato per produrre uranio arricchito, che può essere usato per alimentare centrali nucleari, ma anche per fabbricare la bomba atomica.

In Iraq, anche se la giornata sembra essere meno sanguinosa di ieri, non si allontana lo spettro della guerra civile. Il coprifuoco imposto anche di giorno dovrebbe allontanare il timore che l'odierna preghiera del venerdì si trasformi in un'ulteriore occasione di massacri e attentati, dopo che, in 24 ore, ci sono state, secondo la sunnita Associazione degli studenti musulmani, 168 moschee sunnite attaccate, 10 imam uccisi e un numero di vittime delle quali non si ha ancora un numero sicuro, ma che si conteranno a centinaia.

Nel Paese si sono moltiplicate le esortazioni di responsabili politici e religiosi a far prevalere l'unità sui motivi di divisione. E' tornato a farsi sentire Ali al-Sistani, la massima autorità sciita dell'Iraq, che, secondo Mohammad Hakkani, uno dei suoi aiutanti, ha detto che "la questione non è solamente quella di ricostruire il mausoleo, vogliamo costruire l'Iraq con tutte le sue componenti, etniche e religiose". Da parte sua mons. Shleiman Warduni, vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, ha sostenuto che lo scopo dell'attentato "è chiaro: seminare la divisione e l'odio e ostacolare il progresso della nazione. Non siamo ancora alla guerra civile, ma quando si assiste a queste stragi il rischio non va sottovalutato". Lo stesso estremista Moqtada al-Sadr, da Qom, in Iran, ha detto ad Al Jazeera che i sunniti dovrebbe unirsi agli sciiti nell'impegno a non uccidere musulmani ed a prendere le distanze dai takfiri, gli estremisti sunniti.

Il mondo sciita continua però a ripetere anche le affermazioni del presidente iraniano Amadinejad, per il quale la responsabilità dell'attentato è di Usa ed Israele. Ma in Libano, riferisce il Daly Star, anche il gran mufti Sheikh Mohammad Rashid Gabbani, capo della comunità sunnita ha chiamato in causa gli Usa, accusandoli di essere "responsabili o istigatori" dell'attentato.

Opposta la lettura dei fatti da parte del leader del Consiglio supremo per la rivoluzione islamica in Iraq (Sciri), Abdul-Aziz al Hakim. Responsabili sono i fedelissimi dell'ex presidente iracheno, Saddam Hussein, e i seguaci al Qaida. In un appello a sunniti e sciiti afferma: "noi tutti dobbiamo unirci per eliminarli". Anche in Barhein, riferisce il Khaleej Times, nelle manifestazioni si sono sentiti slogan contro Al Qaeda ed i suoi sostenitori, immagini della moschea distrutta e striscioni che equiparano l'attentato alle vignette blasfeme, che tante proteste hanno sollevato nel mondo islamico, a differenza di quanto sta accadendo per la distruzione della cupola d'oro.

Anche Asia Times vede nei gruppi legati ad Al Qaeda, "i maggiori indiziati dell'attentato", ma, in una corrispondenza da Karachi afferma anche che "potrebbero essere i maggiori perdenti", perché la vicenda potrebbe mettere "in una luce nuova" il movimento di resistenza antiamericana centrato sull'Iran. Lo stesso quotidiano riferisce da fonti dei servizi di sicurezza che alcuni membri di Al Qaeda "sono stati spostati dai centri di detenzione a sicure case vicino a Teheran, gestite dall'intelligence iraniana".

Ma proprio dai membri di Al Qaeda e di altri gruppi jihadisti in Iraq che, secondo un'analisi dello Stratford Institute pubblicata dal Lebanonwire, mirano ad una divisione dell'Iraq, ad essere accusati dell'attentato sono l'Iran ed il governo irakeno controllato dagli sciiti. "Non c'è nessuna prova a sostegno di tali affermazioni, ma in questo caso la sensazione interessa più della realtà. In effetti le circostanze dell'attentato pongono più domande che risposte. Questa incertezza può spingere i jihadisti a puntare ancor più il dito verso l'Iran,cercando sostegno nella comunità sunnita irakena, attualmente oggetto di una furia senza precedenti da parte degli sciiti".

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