Per Vladimir Putin, Naval’nyj è un burattino di nemici esterni
Interviste “segrete” del presidente russo con capiredattori di principali media. L’avvelenamento del blogger è dovuto a un piano occidentale. Servizi segreti innocenti (“nessun veleno”); innocente anche la polizia (“i giovani sono sempre radicali”). Julia Naval’nyj è a Francoforte.
Mosca (AsiaNews) - Il presidente Vladimir Putin ha incontrato ieri i capi redattori dei principali mezzi d’informazione. L’incontro era segreto, ma alcuni dei giornalisti hanno fatto filtrare diversi commenti sulle proteste per Naval’nyj e altri argomenti d’attualità, suscitando anche reazioni negative del Cremlino.
Il capo redattore della radio Ekho Moskvy, il notissimo Aleksej Venediktov, ha rivolto al presidente la domanda sull’avvelenamento di Naval’nyj, in cui Putin vede “l’ispirazione occidentale”. Secondo il presidente russo “Naval’nyj è usato da attori esterni, che in questo modo perseguono la loro politica di contenimento della Russia sulla scena internazionale… Che dire, i giovani sono sempre radicali, ma le nostre forze dell’ordine hanno agito correttamente durante le proteste degli ultimi giorni”.
Sull’avvelenamento dell’avversario politico, Putin ha riportato il suo colloquio con il presidente francese Emmanuel Macron: “Gli ho chiesto di mandarci le analisi fatte in un laboratorio francese, perché i nostri medici non avevano riscontrato tracce di veleno: l’ha rifiutato. Allora ho proposto che i nostri medici venissero in Francia in questo laboratorio, per conoscere i risultati delle analisi: un altro rifiuto. Quindi ho proposto che gli specialisti francesi venissero a Mosca con i risultati delle analisi, e ancora un rifiuto. Se noi vedessimo che voi avete scoperto qualcosa che noi non abbiamo notato, anche il più piccolo indizio, noi apriremmo subito un’inchiesta per attentato alla vita di Naval’nyj: ma anche qui c’è stato un rifiuto. Ripeto per l’ennesima volta: i nostri laboratori non hanno trovato alcuna conferma dell’avvelenamento con sostanze chimiche”.
Le risposte di Putin sono state riportate dallo stesso Venediktov, con il suo permesso; come sempre, Putin non ha pronunciato esplicitamente il nome di Naval’nyj neanche una volta, anche se non ha ribadito la frase “se l’avessimo fatto noi, sarebbe morto”, da lui pronunciata lo scorso 17 dicembre.
Secondo i redattori della Bbc, le altre risposte di Putin alle domande dei giornalisti sono rimaste “segretate”, ma l’unica dichiarazione di un certo interesse è stata proprio quella su Naval’nyj; per il resto, non vi sono state rivelazioni o commenti di particolare interesse.
Il capo-redattore di Lenta.ru, Vladimir Todorov, avrebbe chiesto chiarimenti sul blocco dei servizi internet occidentali, e Putin avrebbe comunque escluso piani per la loro chiusura, pur confermando il progetto di sviluppare una rete internet interna alla Russia. Il blocco dei server occidentale diventerebbe attuale “solo in caso di reali minacce”, come hanno riportato i redattori di The Bell.
Il 10 febbraio la moglie di Naval’nyj, Julia, è atterrata all’aeroporto di Francoforte, con un viaggio a sorpresa di cui non erano al corrente neanche i suoi avvocati, reso noto dal giornale tedesco Der Spiegel. Secondo i media russi, la Naval’naja avrebbe lasciato il suo Paese per paura di finire agli arresti come il marito, mentre a Berlino parlano di una “visita privata”. La stessa Naval’naja non ha commentato la circostanza, e da oltre una settimana non ha pubblicato nulla neanche sui social.
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