Pechino: non è vero che arrestiamo chi protesta, e mette in galera un attivista
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – “E’ impossibile che qualcuno sia stato arrestato perché ha detto che i diritti umani sono più importanti delle Olimpiadi”. Il ministro cinese degli Esteri Yang Jiechi risponde così alle diffuse critiche sulle violazioni dei diritti umani. E mentre il ministro sostiene che in Cina c’è “un’ampia libertà di parola”, la polizia arresta Wang Guilan, per avere chiesto il rispetto dei diritti umani.
Wang è coautore della “Lettera aperta” firmata da 12.709 persone che ieri hanno chiesto all’Assemblea nazionale del popolo (Anp, che si riunirà a marzo) di migliorare il rispetto dei diritti umani, di consentire la libertà di stampa, di parola e di associazione, nonché di abolire i campi di rieducazione-tramite-lavoro, ricordando i 10 milioni di persone che ogni anno inviano petizioni al governo per lamentare problemi sociali e che per ciò subiscono arresti e lavori forzati. Dopo l’arresto di Wang, avvenuto ieri, gli organizzatori hanno annullato la conferenza stampa prevista oggi.
Sempre ieri le “Madri di Tiananmen” (familiari delle vittime del massacro di piazza Tiananmen, dove la notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 l’esercito sparò sui pacifici dimostranti uccidendone centinaia) hanno inviato una lettera aperta all’Anp, chiedendo una seria indagine su quei fatti, “in accordo con la legge cinese”, “prima che gli atleti di tutto il mondo calchino questa [piazza] macchiata di sangue”. Nella centrale piazza sono previsti vari eventi delle Olimpiadi. Il governo nel 1989 ha frettolosamente definito la protesta come “antirivoluzionaria” e da allora ha persino proibito di parlarne.
Ma di questo il ministro Yang non ha parlato e la sua risposta è che chi sta in carcere ha violato leggi penali. Come pure non ha parlato di Yang Chunlin, in carcere per “sovversione” da luglio e processato la settimana scorsa e in attesa del verdetto, per avere scritto, in una petizione contro un esproprio di terre, che la gente “ha bisogno di diritti umani, non di Olimpiadi”.
Intanto crescono le critiche internazionali. Proprio ieri il ministro britannico degli Esteri, David Miliband in visita in Cina, ha espresso a Yang “preoccupazione” sulla situazione dei diritti umani in Cina, ma ha rifiutato ogni ipotesi di boicottaggio, ribadendo che “la giusta via è l’impegno comune, non l’isolamento”.
Ieri anche il presidente Usa Gorge W. Bush ha ripetuto che andrà a vedere le Olimpiadi “perché sono un evento sportivo”, ma ha aggiunto che intende “incontrarsi con il presidente cinese e esprimere profonda preoccupazione” sui diritti e soprattutto “sulla libertà religiosa”.
Anche il parlamento dell’Unione europea vuole fare pressione sulla Cina perché non venda armi alle nazioni africane i cui leader violano i diritti umani.