Pechino: Sanzioni per le compagnie Usa che vendono armi a Taipei
Nel mirino del governo cinese i giganti Lockheed Martin, Boeing Defense e Raytheon. Washington ha approvato due pacchetti di vendita per 4,2 miliardi di dollari. La mossa cinese rischia di avere scarsi effetti pratici. Governo taiwanese: Costretti all’acquisto a causa delle minacce della Cina.
Pechino (AsiaNews) – La Cina imporrà sanzioni sulle compagnie Usa che vendono armi a Taiwan. La misura è stata annunciata ieri da Zhao Lijian, portavoce del ministero cinese degli Esteri. Egli non ha fornito dettagli sul tipo di penalità che Pechino intende adottare; ha specificato però che i principali bersagli saranno i giganti Lockheed Martin, Boeing Defense e Raytheon.
Quella cinese è una risposta al via libera di Washington, dato il 21 ottobre dal dipartimento di Stato, alla vendita di un pacchetto di armamenti a Taipei per 1,8 miliardi di dollari; esso comprende missili cruise, sensori, pezzi d’artiglieria e lanciamissili mobili. In contemporanea con l’annuncio cinese sulle sanzioni, il governo Usa ha approvato un’altra fornitura: 400 missili anti-nave Harpoon e 100 lanciamissili mobili dello stesso sistema d’arma per un valore di 2,4 miliardi di dollari.
Salgono così a nove le partite di armi offerte dall’amministrazione Trump a Taipei: un ulteriore elemento di tensione nella già complicata relazione tra Washington e Pechino.
Già in passato il governo cinese ha sanzionato l’industria degli armamenti statunitense, sebbene con effetti minimi: a parte l’impatto propagandistico sulle frange più nazionaliste del Paese, anche le nuove restrizioni rischiano di avere scarsa efficacia pratica. Tra quelle che saranno investite dalle nuove sanzioni, la Boeing è la compagnia che sulla carta rischia di più; la Cina è uno dei suoi principali mercati per la vendita di aeromobili commerciali, ma Zhao ha precisato che sarà sanzionato solo il ramo militare dell’azienda Usa (produttrice fra l’altro degli Harpoon).
Lockheed Martin vende ai cinesi radar e altro equipaggiamento per l’aviazione civile. Commentando la mossa di Pechino, i vertici della compagnia hanno minimizzato, sottolineando che la sua presenza in Cina è limitata. Lo stesso discorso vale per Raytheon, anch’essa impegnata nella vendita di componenti in ambito civile.
Il governo taiwanese ha ringraziato gli Usa per l’approvazione della seconda vendita in una settimana, in linea con il Taiwan Relations Act, che impegna Washington a sostenere le capacità difensive dell’isola. Secondo la Dsca, l’agenzia Usa che sovrintende alla vendita di armamenti all’estero, le nuove armi serviranno a Taiwan per mantenere una credibile capacità difensiva.
Le autorità dell’isola hanno condannato la decisione di Pechino di imporre sanzioni agli Stati Uniti. Ieri il ministero degli Esteri di Taipei ha dichiarato che l’acquisto di armi dagli Usa si è reso necessario a causa delle “minacce militari” della Cina.
Nell'ultimo periodo è cresciuta la pressione della leadership cinese nei confronti di Tsai Ing-wen, presidente di Taiwan, accusata di portare avanti un’agenda indipendentista. Nel solo mese di ottobre, gli aerei militari di Pechino hanno violato per 20 volte la zona d’identificazione aerea dell’isola; tali incursioni si aggiungono a quelle compiute dalle forze navali dell’Esercito popolare di liberazione.
Il regime cinese considera Taiwan una provincia ribelle, e non ha mai escluso di riconquistarla con l’uso della forza. L’isola è di fatto indipendente dalla Cina dal 1949; all’epoca i nazionalisti di Chiang Kai-shek vi hanno trovato rifugio dopo aver perso la guerra civile sul continente contro i comunisti, facendola diventare l’erede della Repubblica di Cina fondata nel 1912.
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