Pechino punta sull’Oman per espandere la presenza militare in Medio oriente
La Cina starebbe pianificando una espansione nell’area mediorientale, nell’ambito della sfida militare globale con gli Stati Uniti per il predominio nel Golfo Persico. Nessun commento fra le alte sfere governative. L’Esercito popolare di liberazione (Pla) sta accelerando i piani di trasformazione in flotta d’alto mare.
Pechino (AsiaNews) - La Cina sta espandendo le proprie capacità militari nel Golfo Persico. Secondo alcuni rapporti, Pechino starebbe progettando una nuova base in Oman e l’agenzia Bloomberg riferisce che della questione ne è stato informato anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in particolare sulla presenza di una nuova struttura navale cinese nel Paese mediorientale. Una iniziativa che rientra nell’ambito di uno sforzo più ampio del Dragone di espandere il potenziale bellico a livello globale e di accelerare i piani di trasformazione della marina fornendola di una flotta d’altro mare (blue-water navy).
Fonti bene informate affermano che l’inquilino della Casa Bianca ha ricevuto dai propri consiglieri notizie relative a funzionari militari cinesi che hanno discusso della questione con le controparti dell’esercito dell’Oman nel mese di ottobre. Per gli esperti è plausibile che Pechino e Mascate abbiano concordato ulteriori colloqui nelle settimane a venire.
Il ministero cinese degli Esteri non ha voluto rispondere direttamente alle domande dei media sul progetto di base navale, ma ha dichiarato in un comunicato che la cooperazione con l’Oman ha dato risultati fruttuosi. Al contempo, il presidente Usa Biden ha chiamato di recente il sovrano omanita Sultan Haitham e intavolato con il leader una approfondita discussione della situazione generale in Medio oriente, pur senza menzionare nello specifico il progetto della base militare cinese. Se, da un lato, questi colloqui sono ampiamente prevedibili anche in considerazione del ruolo di mediatore di Mascate (che intrattiene rapporti con Riyadh quanto con Teheran), va ricordato che a ottobre una flotta della marina cinese ha visitato l’Oman. E, nell’occasione, ha svolto un’esercitazione militare congiunta con la parte omanita vicino alle acque della capitale.
Attualmente, l’Oman è uno dei maggiori fornitori di petrolio della Cina. Dopo che Mascate ha aderito alla Belt and Road Initiative di Pechino, il Paese del Dragone ha riversato ingenti investimenti nei progetti di raffinazione del greggio e ha acquistato terreni nel porto di Duqm, dove si concentrano gli impianti di raffinazione del petrolio. Gli analisti ritengono che dietro i progetti di una base militare, vi sia la necessità di garantire le forniture energetiche e di rafforzare l’influenza della Cina nell’area, sfidando ulteriormente il decennale potere degli Stati Uniti nelle acque Golfo.
Le marine statunitensi, britanniche e giapponesi si riforniscono abitualmente di petrolio e cibo in Oman. Nello specifico, la marina Usa vanta basi militari in Kuwait, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (Eau). Per questo la presenza della marina cinese potrebbe rappresentare una sfida al tradizionale potere degli Stati Uniti in questa regione.
Di certo vi è che la Cina sta ulteriormente ampliando il proprio coinvolgimento negli affari del Medio oriente, anche e soprattutto dopo un parziale disimpegno americano degli ultimi anni. Tanto che all’indomani dello scoppio del conflitto tra Israele e Hamas, Pechino ha cercato di svolgere un ruolo di mediatore fra le parti nella guerra. E vale qui ricordare come, a inizio anno, l’Iran e l'Arabia Saudita abbiano annunciato di aver posto fine allo stallo diplomatico dopo i colloqui di Pechino, a ulteriore riprova di una sua influenza nella regione. Una volta completata, la base avrà funzioni di intelligence e logistica e potrà anche fornire servizi per le azioni internazionali contro i pirati nell’area del Golfo e nelle acque vicine alla Somalia, un elemento fondamentale nella protezione dei commerci navali globali tanto cari alla Cina.
La prima base militare cinese all’estero a Gibuti è diventata funzionante e operativa nel 2017. Due anni più tardi, nel 2019, è stato completato un molo della base, in grado di ospitare le nuove portaerei cinesi.
La Cina è coinvolta anche in un altro progetto di costruzione di una base navale a Ream, in Cambogia. E se, da un lato, Pechino ha negato che il progetto cambogiano possa essere sfruttato per avviare una base militare, le foto satellitari mostrano in realtà che il progetto del molo nel suo sviluppo appare molto simile alla struttura della base - militare - cinese presenti nel Gibuti.
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