Pechino ignora Hanoi (e Manila): tre nuove piattaforme nel mar Cinese meridionale
Hanoi (AsiaNews) - Entro i prossimi due anni, il governo di Pechino intende piazzare altre tre piattaforme per l'esplorazione petrolifera al largo delle isole Spratly e Paracel, nel mar Cinese meridionale, in un'area al centro di una feroce controversia territoriale con Hanoi e Manila. Tre nuove strutture che andrebbero ad aggiungersi alla prima piattaforma, piazzata dalla Cina in una zona contesa con Hanoi il primo maggio scorso, e che ha scatenato la protesta dei nazionalisti vietnamiti. Le manifestazioni di piazza hanno assunto una deriva violenta caratterizzata da roghi e assalti che ha causato almeno due morti e oltre 140 feriti. Appare così confermata l'intenzione della Cina di alimentari le rivendicazioni sui mari del Pacifico, a dispetto delle crescenti proteste dei Paesi dell'area.
Intanto non hanno portato novità sostanziali i colloqui fra l'alto diplomatico cinese Yang Jiechi e le alte sfere del governo vietnamita ad Hanoi. Il rappresentante del governo di Pechino ha incontrato i massimi esponenti di governo e partito comunista vietnamita, reiterando la posizione della Cina che intende perseguire la politica "imperialista" nella regione. Un gruppo di nazionalisti di Hanoi ha organizzato proteste anti-Pechino in concomitanza con la visita del diplomatico, sedate con la forza dalla polizia vietnamita che ha disperso i dimostranti e compiuto almeno sette arresti.
Mentre Hanoi e Pechino erano impegnate in colloqui ufficiali, le autorità cinesi hanno annunciato la costruzione di altre tre piattaforme per l'esplorazione marittima (la HD 982, HD 943 e HD 944, per un valore di un miliardo di dollari), che verranno dislocate nel mar Cinese meridionale. Realizzate dal gigante dell'industria China National Offshore Oil Corporation (CNOOC), le trivelle verranno piazzate nelle acque al largo delle isole Spratly e Paracel, in territorio vietnamita ed entro le 200 miglia nautiche esclusive del Vietnam.
La prima in ordine di tempo è la HD 982, larga 600 metri, dislocata nei giorni scorsi e operativa già nell'immediato. Le altre due dovrebbero essere pronte fra settembre e ottobre 2015. Inoltre entro il 2018 "uomini di affari cinesi", fra cui membri delle forze militari e le loro famiglie, potranno acquistare porzioni di terre sulle isole contese; una conferma ulteriore delle mire cinese nell'area.
Da tempo Vietnam e Filippine manifestano crescente preoccupazione per "l'imperialismo" di Pechino nei mari meridionale e orientale; il governo cinese rivendica una fetta consistente di oceano, che comprende isole contese - e la sovranità delle Spratly e delle isole Paracel - da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia (quasi l'85% dei territori). A sostenere le rivendicazioni dei Paesi del Sud-est asiatico vi sono anche gli Stati Uniti, che a più riprese hanno giudicato "illegale" e "irrazionale" la cosiddetta "lingua di bue", usata da Pechino per marcare il territorio. L'egemonia riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino, in un'area dell'Asia-Pacifico di elevato interesse per il passaggio dei due terzi dei commerci marittimi mondiali.