Pechino e Guangzhou all’assalto delle chiese cristiane non ufficiali
La chiesa di Shouwang, a Pechino, ha circa 800 fedeli: il governo locale ha imposto al proprietario dei terreni su cui sorge, di ritirare il contratto di affitto. Si tratta di uno spazioso studio cinematografico, usato per le funzioni e per gli incontri. Il pastore, Jin Tianming, ha confermato tutto. Non è la prima volta che la Shouwang viene presa di mira: oltre a cacciarla dai terreni su cui si trova, le autorità hanno inventato diverse altre scuse per cercare di chiuderla del tutto.
I fedeli, tuttavia, tengono duro e ogni volta rispondono in maniera pacifica alla persecuzione: l’ultima volta che sono stati costretti a cedere davanti alle minacce, i cristiani della Shouwang si sono riuniti in preghiera in un parco pubblico sotto una tempesta di neve. La giustizia cinese prevede una punizione per le riunioni non autorizzate ma, spiega Jin, “non abbiamo altre scelte. Affronteremo le conseguenze della nostra decisione”.
A Guangzhou le cose non vanno meglio. Le autorità locali hanno ordinato alla chiesa Tianyun – che conta circa 200 fedeli – di interrompere ogni attività religiosa. Mentre un’altra chiesa, da 4mila fedeli, sta cercando di sopravvivere alla pressione governativa. La municipalità ha infatti imposto al padrone del terreno su cui sorge la chiesa Rongguili di revocare il contratto di affitto delle terre in cui si ritrova la congregazione.
Il professor Ying Fuk-tsang, che insegna teologia all’Università cinese di Hong Kong, sottolinea che la autorità “sono sempre più ansiose nei confronti di quelle chiese che si espandono con rapidità e hanno molti fedeli. Sono molti gli avvocati e gli intellettuali che frequentano quelle chiese e criticano il governo per questo comportamento”.
10/09/2018 11:33
16/02/2004