Pechino disapprova Khartoum sull’uso delle forze di pace in Darfur
Inconsueta critica della Cina in missione diplomatica in Sudan. Pechino conferma la sua solidarietà alla popolazione che vive nel Darfur e richiama il governo sudanese ad impiegare i “peacekeepers”, le truppe internazionali di pace.
Khartoum (AsiaNews/Agenzie) – L’inviato speciale cinese Liu Guijin, giunto ieri a Khartoum in missione diplomatica fa formalmente pressioni sul governo sudanese perché consenta l’uso di forze di pace non-africane. Una rara critica che arriva proprio da Pechino, all’indomani delle dimissioni del regista americano Steven Spielberg da consulente artistico dei Giochi Olimpici. Il famoso regista ha rinunciato all’incarico dopo avere accusato la Cina di non fare abbastanza per risolvere la crisi del Darfur.
La visita in Sudan del diplomatico cinese ha l’obiettivo di mandare un segnale al Sudan e alla comunità internazionale, per dimostrare la solidarietà della Cina alla popolazione in Darfur e promuovere l’unità del governo sudanese, tentando di superare le critiche mosse contro le politiche commerciali tra Pechino e Khartoum.
Durante una cerimonia nella capitale sudanese, l’ambasciatore cinese ha garantito assistenza umanitaria alla popolazione nel Darfur e più aiuti economici per un totale di quasi tre milioni di dollari. In una dichiarazione riportata ieri da Xinhua – agenzia stampa del governo cinese – Liu Guijin ha invitato il governo del Sudan all’unità e ad una maggior cooperazione con le forze internazionali per risolvere la crisi in Darfur: “Prima di tutto il governo sudanese dovrebbe cooperare maggiormente con la comunità internazionale e dimostrare più flessibilità”.
Il Presidente sudanese Omar al Bashir sembra tuttavia alquanto restio ad accettare forze di pace non-africane in Darfur almeno fino a che “l’ultimo soldato africano non sarà impiegato sul campo”. La decisione di Khartoum è vista dai governi occidentali come una tattica per ritardare lo spiegamento di forze internazionali con il risultato che sul campo ci sono soltanto 9 mila “peacekeepers” dei 26 mila previsti. Il governo ha negato l’ingresso a Khartoum alle forze di pace scandinave, e i battaglioni tailandesi sono in attesa dei permessi.
Intanto, i massacri nella martoriata regione continuano. L’ONU ha riportato bombardamenti aerei avvenuti domenica a Jabel Moun nell’ovest del Darfur, un’area occupata dai ribelli e che il governo sudanese sta tentando di riprendersi. Le Nazioni unite temono che dopo il recente bombardamento ci siano state centinaia di vittime civili.
Il conflitto in Darfur, che ormai va avanti da cinque lunghi anni, ha fatto più di 200 000 morti e oltre 2 milioni e mezzo sono sfollati.
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