Pechino attacca: il problema della sicurezza, “pretesto per barriere commerciali”
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Altre due ditte Usa ritirano dal mercato giocattoli cinesi con vernice al piombo. Ma Bo Xilai, ministro cinese al Commercio, difende la qualità dei prodotti cinesi e invita gli altri Paesi a non utilizzare il problema della sicurezza come “pretesto per creare barriere commerciali”.
Tra i prodotti ritirati ci sono agende e diari con SpongeBob e trottole e secchielli di Thomas the Tank Engine, popolari negli Stati Uniti. Si tratta di circa 300mila pezzi, ma alcuni sono in vendita da anni e, soprattutto, preoccupa la conferma che l’uso di materiali nocivi e la carenza dei controlli non riguardi soltanto i prodotti della ditta leader Mattel (che la settimana scorsa ha ritirato dal mercato mondiale 18,5 milioni di giocattoli).
La Cina risponde ricordando come ogni anno esporta miliardi di prodotti e che la qualità generale non può essere negata solo perché alcuni sono carenti. Il 21 agosto il ministro cinese al Commercio Bo Xilai, incontrandosi con l’ex segretario Usa di Stato Madeleine Albright, ha criticato “le tendenze protezionistiche negli Stati Uniti, dove qualcuno esagera apposta il problema della sicurezza dei prodotti per alcuni isolati casi, al fine di chiedere simili politiche commerciali”. Ha assicurato che Pechino prenderà adeguate misure per migliorare la qualità e la sicurezza dei prodotti, ma ha invitato gli altri Stati a collaborare, anche “con una più stretta comunicazione” di notizie, invece di limitarsi a fare critiche.
Intanto nel Guangdong, principale zona di produzione dei giocattoli, questa settimane sono entrate in vigore norme più rigide che prevedono una particolare “licenza di qualità” per tutti i prodotti destinati all’esportazione, con controlli non solo sul prodotto finale ma anche sulle materie prime.
Li Zhouming, vicepresidente esecutivo dell’Associazione dell’industria di giocattoli della provincia di Guangdong, ha osservato ieri che per la vendita dei giocattoli insicuri è responsabile anche la Mattel, “che non ha svolto un adeguato controllo sulla qualità”. I guadagni delle ditte cinesi sono minimi – osserva – perché le ditte occidentali vogliono pagare prezzi molto bassi. Per questo c’è il rischio che le fabbriche vogliano risparmiare sui materiali ed è maggiore la necessità del controllo da parte delle committenti estere. Invece – conclude - i compratori esteri si sono sempre preoccupati del prezzo, ma poco di chiedere garanzie o controlli sulla qualità.