Pechino apre le dighe, massima allerta nel basso Mekong a rischio inondazione
Vientiane (AsiaNews) - Nelle nazioni del basso Mekong è stato di massima allerta a causa del rilascio di ingenti quantitativi d'acqua da una diga nella provincia meridionale cinese dello Yunnan, che rischia di causare pesanti conseguenze in Laos, Cambogia e Thailandia. Gli esperti dei tre Paesi stanno monitorando con attenzione il livello del fiume, la principale arteria d'acqua di tutto il Sud-est asiatico, dopo aver ricevuto un avviso dalle autorità di Pechino. Dal 5 al 30 settembre la diga di Jinghong, un impianto da 1.750 megawatt, dovrà rilasciare "un gran volume d'acqua" a valle, a causa delle forti piogge a monte della centrale. Vi è il rischio concreto di pesanti inondazioni, che rischiano di mettere in ginocchio la vita e l'economia di intere popolazioni. Un funzionario del ministero laotiano dell'Ambiente e delle risorse naturali, interpellato da Radio Free Asia (Rfa), conferma la nota giunta da Pechino e aggiunge che a Houayxay, capoluogo della provincia di Bokeo, il livello delle acque è già aumentato e "ha superato i sei metri". Il rilascio di acqua dalla diga potrebbe portare la soglia fino a 10 metri, anche se resta un margine minimo di sicurezza prima dell'esondazione.
Al momento la diga di Jinghong sul fiume Mekong rilascia un volume di acqua pari a 535 metri cubi al secondo; l'impianto è in grado di contenere fra i 591 e i 602 milioni di metri cubi. La capacità massima di rilascio, in caso di pericolo imminente, è di 9mila metri cubi al secondo; in questo caso, in pochi giorni il livello del fiume potrebbe aumentare di tre metri nella provincia thai di Chiang Rai.
Secondo gli esperti dell'Ong statunitense International Rivers, le conseguenze per un rilascio di acqua così corposo e improvviso potrebbero essere disastrose. "Nel bacino del fiume Mekong - avverte Ame Trandem, direttore del programma per il Sud-est asiatico - il rilascio di acqua dalle dighe unito alle pesanti piogge, rischia di avere effetti disastrosi". L'attivista aggiunge che l'impresa costruttrice, la Hydrolancang, e il governo cinese "dovrebbero essere ritenuti responsabili e risarcire quanti nel bacino [del Mekong] sono colpiti dalle inondazioni causate dalla diga di Jinghong".
In Cambogia le autorità governative - Phnom Penh fra le nazioni del Sud-est asiatico è quella che mantiene il legame più forte con Pechino - smorzano l'allerta e affermano che "non vi sono prove" di un maggiore afflusso di acqua proveniente dalla Cina. Tuttavia, fonti della 3S Rivers Protection Network affermano che tanto il livello del Mekong in Cambogia, quanto la qualità dell'acqua e la popolazione ittica subiranno conseguenze "proporzionali" al quantitativo di acqua rilasciata.
Il Mekong nasce sull'altopiano del Tibet e scorre lungo la provincia cinese dello Yunnan, poi in Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam. Circa 65 milioni di persone vivono lungo il suo corso, ricavando sostegno dalla pesca (stimata valere 3 miliardi di dollari annui) e dagli allevamenti ittici. Ma ora il fiume, lungo 4.880 chilometri e ritenuto il secondo più ricco al mondo per biodiversità, è minacciato dai molti progetti di dighe e centrali idroelettriche. La Commissione per il fiume Mekong (Cfm), come i governi di Hanoi e Phnom Penh, hanno chiesto - invano finora - una moratoria di 10 anni sulla costruzione, mostrando le pesantissime ripercussioni sulla pesca, con un calo pari a 300mila tonnellate annue.
07/02/2020 12:35