Pechino ammette: “Nel Partito quasi 40mila dirigenti comunisti corrotti”
Pechino (AsiaNews) - Negli ultimi anni le autorità cinesi hanno arrestato circa 18.400 fra dirigenti e funzionari del Partito comunista, che cercavano di lasciare il Paese con un'accusa di corruzione sulla testa. Lo riporta un settimanale cinese, il China Economic Weekly, secondo cui in 12 anni l'ufficio del Procuratore supremo del popolo ha confiscato 54,19 miliardi di yuan (quasi 7 miliardi di euro) di guadagni illeciti ottenuti da questi dirigenti.
Il caso più eclatante riguarda Yu Zhendong, ex presidente della sezione del Guangdong della Banca centrale cinese, che insieme a 2 complici ha sottratto in maniera illecita 483 milioni di yuan e ha poi cercato di portarli via prima di fuggire negli Stati Uniti. L'87,5 % degli arrestati era impiegato nel sistema finanziario statale o nelle grandi aziende compartecipate dal governo.
Secondo diversi analisti cinesi, almeno altri 20mila dirigenti comunisti sono riusciti a fuggire: il totale del denaro sottratto da queste persone viene valutato intorno a mille miliardi di yuan. Il governo centrale conosce molto bene la piaga della corruzione e ha tentato in vari modi di estirparla: l'ex segretario comunista di Chongqing e membro del Politburo caduto in disgrazia, Bo Xilai, era arrivato a lanciare una campagna maoista contro "i corrotti e i mafiosi", cadendo però in diversi errori giudiziari.
He Guoqiang, il funzionario comunista incaricato della lotta alla corruzione, ammette però che circa il 90 % dei casi che si sono verificati negli ultimi 5 anni hanno visto come protagonisti dirigenti governativi locali, e ha avvertito l'esecutivo del "grande risentimento popolare riguardo i dirigenti corrotti delle compagnie statali". Secondo He, fra il novembre del 2007 e il febbraio del 2012 più di 540mila funzionari comunisti sono stati arrestati e condannati per corruzione.
Fra le 10 maggiori cause di corruzione, il funzionario - anche membro del Politburo - ha indicato le dispute relative al terreno, al settore sanitario, ai problemi alimentari e alla collusione con le triadi (la mafia cinese): tutti fattori "che hanno danneggiato l'immagine e l'autorità del Partito".
Il presidente cinese Hu Jintao e il suo primo ministro Wen Jiabao sanno molto bene che proprio sulla corruzione potrebbe finire il monopolio del potere da parte del Partito e hanno lanciato nel corso degli anni diverse campagne per la rieducazione dei corrotti. Tuttavia, il gran numero di proteste sociali che si verificano ogni anno nel Paese - legate proprio alla corruzione dei funzionari pubblici - dimostra che queste non hanno funzionato.