Pechino “non ha concesso nemmeno uno yuan” a Kim Jong-un
Seoul (AsiaNews) - Jang Song-taek, l'eminenza grigia di Pyongyang, "è tornato dalla visita ufficiale in Cina a mani vuote: Pechino non ha concesso nuovi aiuti economici e non ha intenzione di farlo. Il regime comunista ha invece impartito una lezione sui principi del libero mercato al dirigente nordcoreano". A dirlo è una fonte di AsiaNews al ministero dell'Interno sudcoreano.
La fonte spiega che il viaggio dello zio e tutore del dittatore Kim Jong-un nella capitale cinese "non ha prodotto alcun risultato materiale. La Corea del Nord è colpita dalle alluvioni e dalle frane, hanno chiesto aiuto alla comunità internazionale con tutti i mezzi e continuano a sperare che la Cina alla fine pagherà tutti i loro conti. Ma non è così: anche Pechino si è stancata delle provocazioni militari dei Kim e spinge perché aprano di più il paese".
Jang ha incontrato il presidente Hu Jintao, il premier Wen Jiabao, il ministro del Commercio Chen Deming e l'alto funzionario di Stato Wang Jiarui: "Hu e Wen lo hanno incontrato per pura cortesia. Da quello che sappiamo, hanno espresso il reciproco desiderio di prosperità e nulla più. Chen, da parte sua, ha spiegato alla delegazione del Nord come funziona il libero mercato. Ma non è uscito neanche uno yuan".
Secondo una fonte diplomatica, inoltre, il viaggio potrebbe essere stato imposto dalla Cina: "Kim Jong-un sa che Pechino non ama i cambiamenti repentini e la rimozione del Capo di Stato maggiore della Difesa Lee Young-ho, avvenuta per suo ordine, può aver inquietato i vertici comunisti. Forse per questo ha mandato lo zio a spiegare la situazione".
Per Sohn Gwang-joo, dell'Istituto di ricerca Gyeonggi, "non va sottovalutato il fatto che è la prima visita di un alto funzionario coreano nell'era Jong-un. Il dittatore vuole riaffermare il principio di amicizia indissolubile con la Cina, che in realtà è una forma di dipendenza totale".