12/06/2014, 00.00
CINA
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Pechino, schizzano gli acquisti di petrolio per timore del caos in Medio Oriente e Russia

Tra gennaio e aprile, la Cina ha comprato ogni giorno più di 600mila barili in surplus rispetto alle necessità, un record assoluto - rispetto ai dati statistici del governo di Pechino - dal 2004. Il Paese teme l'instabilità dei grandi produttori e vuole una "riserva strategica" simile a quella americana.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Per timore della situazione instabile in Medio Oriente e Russia, la Cina si sta accaparrando enormi riserve di greggio al ritmo più veloce in almeno un decennio, cercando di proteggersi da eventuali interruzioni delle forniture e contribuendo a mantenere i prezzi sopra i 100 dollari al barile.

Secondo i dati dello stesso governo, il Paese ha importato un volume record di greggio nel mese di aprile per emulare le misure adottate dagli Stati Uniti negli anni Settanta del secolo scorso e creare una riserva strategica di petrolio.

Il presidente Xi Jinping sta costruendo le sue scorte proprio mentre la Cina si scontra con il Vietnam sulle risorse del Mar Cinese meridionale e affronta rischi potenziali per l'acquisto di petrolio dalla Russia, Africa e Medio Oriente a causa di sanzioni internazionali e violenza diffusa.

Proprio questa politica di acquisti - dicono gli analisti di Barclays, Citigroup e Nomura - sta contribuendo a guidare i prezzi del petrolio più elevato, secondo. E mentre la sete cinese di greggio cresce con l'espansione delle sue scorte di emergenza e di raffinazione, l'Agenzia internazionale per l'energia stima che supererà gli Stati Uniti come più grande consumatore di petrolio al mondo entro il 2030.

Tra gennaio e aprile, la Cina ha comprato ogni giorno più di 600mila barili in surplus rispetto alle necessità, un record assoluto - rispetto ai dati statistici del governo di Pechino - dal 2004. Il surplus è calcolato sottraendo il petrolio totale da quello usato per la produzione destinata sia al mercato interno che alle esportazioni. Alla fine del 2013, secondo la China National Petroleum Corp (la maggior azienda produttrice di energia del Paese), il governo poteva contare su 141 milioni di barili considerati "riserva strategica". 

 

 

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