Pechino, cala il settore manifatturiero e rallenta l’economia
La Cina guarda con preoccupazione alla crisi del debito europeo e alla contrazione del mercato americano. Previsto un calo anche della produzione industriale.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’attività manifatturiera in Cina nel mese di novembre ha registrato il suo più grande calo dal marzo 2009: l’indice dei responsabili degli acquisti Pmi calcolato da Hsbc ha raggiunto quota 48 in novembre, contro il 51 di ottobre. Un dato superiore a 50 indica un’espansione dell'attività manifatturiera, una cifra inferiore a 50 una contrazione. Il dato di novembre sarà rivisto il primo dicembre, quando l’indice definitivo sarà pubblicato da Hsbc.
La società di analisi mette nei suo sondaggio il parere dei responsabili agli acquisti di 420 aziende di produzione in Cina. Secondo i suoi esperti, gli esportatori cinesi risentono gli effetti della crisi del debito in Europa (il più grande mercato di esportazione) e di una difficile situazione economica negli Stati Uniti. Tuttavia, aggiungono altri analisti, si sta verificando anche una contrazione voluta dal governo cinese che teme lo scoppio di una bolla immobiliare e la conseguente inflazione.
L’indice Pmi conferma e rafforza quanto detto pochi giorni fa dal vicepremier Wang Qishan, responsabile della finanza, che ha previsto una recessione prolungata dell’economia mondiale e sottolineato la dipendenza della Cina nei confronti delle esportazioni. Il declino nel Pmi “implica che la crescita della produzione industriale dovrebbe scendere all’11 o al 12 % annuo nei prossimi mesi”, ha detto in una nota di analisi Qu Hongbin, economista per la Cina di Hsbc. In ottobre la produzione industriale è aumentata del 13,2% su base annua e del 13,8% a settembre.
“La domanda interna rallenta e la domanda esterna dovrebbe indebolirsi”, ha detto Qu. Nel mese di ottobre, le esportazioni cinesi verso l'Unione europea sono scese a 28,74 miliardi di dollari contro 31,61 miliardi nel mese di settembre, mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono scese a 28,6 miliardi contro i 30,11 miliardi di dollari in settembre. La contrazione del commercio estero della Cina si inserisce in un contesto di rallentamento della crescita nella seconda economia del mondo, che passa dal 10,4% dell'anno scorso al 9,7% nel primo trimestre, al 9,5% nel secondo e al 9,1% nel terzo.
La società di analisi mette nei suo sondaggio il parere dei responsabili agli acquisti di 420 aziende di produzione in Cina. Secondo i suoi esperti, gli esportatori cinesi risentono gli effetti della crisi del debito in Europa (il più grande mercato di esportazione) e di una difficile situazione economica negli Stati Uniti. Tuttavia, aggiungono altri analisti, si sta verificando anche una contrazione voluta dal governo cinese che teme lo scoppio di una bolla immobiliare e la conseguente inflazione.
L’indice Pmi conferma e rafforza quanto detto pochi giorni fa dal vicepremier Wang Qishan, responsabile della finanza, che ha previsto una recessione prolungata dell’economia mondiale e sottolineato la dipendenza della Cina nei confronti delle esportazioni. Il declino nel Pmi “implica che la crescita della produzione industriale dovrebbe scendere all’11 o al 12 % annuo nei prossimi mesi”, ha detto in una nota di analisi Qu Hongbin, economista per la Cina di Hsbc. In ottobre la produzione industriale è aumentata del 13,2% su base annua e del 13,8% a settembre.
“La domanda interna rallenta e la domanda esterna dovrebbe indebolirsi”, ha detto Qu. Nel mese di ottobre, le esportazioni cinesi verso l'Unione europea sono scese a 28,74 miliardi di dollari contro 31,61 miliardi nel mese di settembre, mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono scese a 28,6 miliardi contro i 30,11 miliardi di dollari in settembre. La contrazione del commercio estero della Cina si inserisce in un contesto di rallentamento della crescita nella seconda economia del mondo, che passa dal 10,4% dell'anno scorso al 9,7% nel primo trimestre, al 9,5% nel secondo e al 9,1% nel terzo.
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