Patriarchi e Vescovi allarmati dall'emigrazione dei giovani
Beirut (Asianews) - L'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici libanesi, riunita a Bkirki, sede del Patriarcato maronita, ha consacrato la 37° sessione annuale al tema dell'emigrazione e della diaspora. Un seminario di sei giorni, concluso domenica 16 novembre, ha messo a fuoco l'emigrazione, una delle piaghe più sanguinose della comunità cristiana nel Paese dei Cedri. Vi hanno partecipato il Patriarca maronita Nasrallah Butros Sfeir; il Patriarca armeno Nerses Bedros XIX, Il Patriarca melchita Gregorios III Laham (quest'ultimo rappresentato dal suo Vicario Mons. Salim Ghazal), oltre a parecchi vescovi delle varie diocesi . Dal documento finale emerge un quadro preoccupante: la scelta dei giovani libanesi di emigrare all'estero ha raggiunto, negli ultimi anni, livelli allarmanti, soprattutto per quanto riguarda i giovani cattolici. Tale fenomeno hanno detto i pastori - rischia di " svuotare il paese dalla propria gioventù".
Il popolo libanese, a prescindere dalla confessione religiosa, è sempre stato un popolo di viaggiatori e di emigranti. Molta gente ha scelto di espatriare fuggendo da persecuzioni o in cerca di fortuna. Tuttavia si è sempre trattato di una fuga temporanea. Molte di queste persone investivano i loro guadagni in vista di un futuro rientro in patria. La novità di questa emigrazione del terzo millennio è che i giovani lasciano il paese con l'intenzione di non rientrare mai più.
I mezzi per frenare l'esodo
L'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi oltre ad individuare il problema e ad analizzarne le cause crisi economica, povertà ed instabilità politica offre nel il comunicato finale, delle linee guide per ridurre gli effetti di questa "emorragia di risorse umane".
I prelati vogliono un'applicazione " adeguata e fedele" degli accordi di Taif del 1990. Tali accordi sancivano la fine della guerra civile libanese. Non manca un accenno di critica alla " sovranità non paritaria" in chiaro riferimento alla presenza militare siriana nel paese, che determina squilibri nel paese: " una parte della popolazione domina l'altra"; " coloro che sono vicini ai poli di influenza monopolizzano tutte le funzioni dello Stato", "una semplice divergenza di opinione basta a giustificare il rigetto di una categoria determinata della popolazione che diventa condannata a giocare il ruolo del capo espiatorio";
Uno dei maggiori ostacoli ad un eventuale rientro dei giovani in patria sta nelle norme che riguardano il servizio di leva. Riguardo a questo punto, il Patriarca Sfeir ha fatto appello affinché i giovani nati o vissuti all'estero per più di 5 anni siano esonerati dal servizio militare.
La legge attuale, sempre secondo il Patriarca Sfeir, dissuade molti genitori libanesi della diaspora ad iscrivere i propri figli nei registi consolari dei paesi di residenza.
Sul piano economico, l'Assemblea ha dichiarato che oltre il 70% dei libanesi che emigrano lo fanno per motivi prettamente economici. Da qui la necessità di creare nuove opportunità di lavoro in patria, proteggendo la mano d'opera locale ed i prodotti nazionali dalla concorrenza straniera. I Prelati hanno fatto appello al governo, perché si elabori " un piano di sviluppo generale ed equo" .
Nel documento conclusivo vi è anche un accenno alla normativa riguardante la cittadinanza libanese. Il Consiglio dei Patriarchi ha chiesto di facilitare il conferimento della cittadinanza a chiunque abbia origini o genitori libanesi anche se nati e cresciuti all'estero .
Infine, rivolgendosi ai propri fedeli, i Patriarchi cattolici hanno esortato loro a " rimanere legati alla loro patria e a vivere in pieno la missione" ad essa affidata. Per le autorità ecclesiastiche, il Libano, rimane il laboratorio più efficace della convivenza fra le varie religioni monoteiste, un ponte di avvicinamento fra le due civiltà del Mediterraneo, la sede per un possibile dialogo fra Islam e Cristianesimo. I Prelati hanno anche condannato l'attentato di Riad .
Fonti ortodosse libanesi, danno le seguenti statistiche:
dal 1975 ad oggi sono emigrati circa 900 mila persone;
il 75% degli emigrati sceglie di trasferirsi all'estero per motivi economici;
il 22% dei disoccupati in Libano sono giovani fra i 20 ai 24 anni di età;
il 42% delle famiglie libanesi non raggiunge un reddito annuo superiore ad 8 milioni di lire libanesi (un euro vale all'incirca 1500 lire libanesi);
solo il 20% dei libanesi gode di un certo benessere;
il 57% dei libanesi emigrati escludono un eventuale rimpatrio. (PB)
13/09/2004