Patriarcato di Mosca contro i greco-cattolici: L'Ucraina rischia una guerra religiosa
Mosca (AsiaNews) - Il Patriarcato di Mosca torna a lanciare l'allarme per un possibile conflitto interreligioso in Ucraina e attacca i greco-cattolici, considerati responsabili d'intimidazioni e aggressioni contro i sacerdoti ortodossi. Il tutto sullo sfondo dell'escalation del conflitto nell'Est del Paese, dove l'esercito di Kiev combatte i separatisti filo russi di Donetsk e Lugansk, mentre si registrano casi di rapimenti, attacchi e minacce anche contro il clero cattolico.
"Chiediamo alle autorità ucraine di fermare coloro che vogliono un'escalation del conflitto civile in un confronto interreligioso, cosa che posticiperebbe la tanto attesa pace in terra ucraina", scrive il dipartimento sinodale per l'Informazione del Patriarcato di Mosca, come riporta Interfax. Nel testo si ricorda l'arciprete Vladimir Kreslyanskiy, della diocesi di Lugansk, deceduto a causa delle ferite riportate dopo un bombardamento della zona residenziale, dove viveva con i suoi cinque figli, rimasti orfani.
"Riceviamo molte notizie di atti di violenza contro le chiese della comunità ucraina ortodossa e i suoi sacerdoti, che si trovano nelle zone di ostilità". La Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca è associata spesso nel Paese alla Russia e alle sue politiche. Si tratta dell'unica Chiesa ortodossa riconosciuta canonicamente a differenza di quella del Patriarcato di Kiev e quella autocefala, considerate scismatiche.
Nel comunicato del dipartimento per l'Informazione, si sottolinea che i sacerdoti ortodossi non solo soffrono per le crescenti ostilità, ma anche perché "sono diventati obiettivo degli attacchi deliberati da parte dei greco-cattolici e degli scismatici, che stanno usando i sentimenti dei civili per ottenere i loro scopi maliziosi". Il Patriarcato di Mosca da sempre ritiene i greco-cattolici (fedeli al Papa) membri di un progetto studiato appositamente per sottrarre fedeli alla loro Chiesa in Ucraina. Dopo il Maidan, sono stati spesso attaccati anche per il loro presunto impegno "politico", perché hanno sostenuto le proteste contro l'allora presidente Viktor Yanukovich. A detta del Patriarcato russo, membri della Chiesa greco-cattolica e di "gruppi non canonici" armati - che si dichiarano autorizzati dal governo - "fanno accuse assurde e pronunciano ultimatum" contro il suo clero.
Di recente il reggente di Kiev, ha fatto appello in una lettera al presidente Petro Poroshenko, perché garantisca i diritti e le libertà dei fedeli della diocesi di Donetsk e li protegga dagli uomini del contingente militare ucraino presente nella zona, che interferiscono, a suo dire, nelle vite delle parrocchie. Nella missiva si riportano diversi casi di aggressione come quello successo il 30 luglio nel villaggio di Krasnoarmeiskoe, dove uomini armati a bordo da un'automobile del battaglione Dnepr, si sono recati a casa del parroco della chiesa Aleksandr Nevsky, Igor Sergienko. Dopo averlo insultato e accusato di nascondere i separatisti, gli hanno intimato di lasciare l'Ucraina entro due giorni e costretto a intestare a loro le proprietà ecclesiastiche.
L'Istituto russo di ricerca strategica (Risi) ha registrato quasi 60 casi di attacchi a edifici religiosi e ai sacerdoti della Chiesa ucraina del Patriarcato di Mosca dall'inizio del 2014, in tutto il territorio nazionale.
Episodi di violenza contro il clero sono stati denunciati, però, anche dalle altre comunità cristiane non legate al Patriarcato di Mosca. Viktor Vonsovich, parroco cattolico della chiesa del Sacro Cuore a Gorlovka, Donetsk, è stato rapito il 15 luglio e rilasciato dopo 10 giorni da alcuni miliziani armati, che lo hanno avvertito di non fare ritorno a casa se voleva salva la vita. Secondo quanto racconta il vescovo cattolico di Kharkov-Zaporozhe , mons. Stanislav Shirokordiuk, nell'est ora "c'è una caccia ai preti cattolici", che subiscono provocazioni continue.
28/07/2023 08:45
14/10/2019 08:00