Patriarca Rai, "che dicono i musulmani moderati" di ciò che accade ai cristiani di Mosul?
Beirut (AsiaNews) - "Che ne dicono i musulmani moderati?". Lo ha chiesto ieri il patriarca maronita Bechara Rai a proposito dell'ultimatum lanciato la settimana scorsa dallo Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) ai cristiani di Mosul, ricordato ieri anche da papa Francesco.
L'ultimatum ha traumatizzato il mondo arabo, in particolare i cattolici e gli ortodossi orientali, ma, ha osservato ancora il patriarca nella sua omelia, "non si sentono voci di denuncia" a questo comportamento brutale. Ai cristiani che erano rimasti a Mosul dopo la conquista della città da parte dei combattenti dell'Isil, un centinaio di famiglie, è stata data la scelta tra tre opzioni: la prima, convertirsi all'islam e divenire sudditi del Califfato; la seconda, pagare la tassa degli infedeli, la jizya; o, infine, andarsene, senza portare con sé altro che gli abiti che indossavano o subire "la spada", I musulmani sciiti e le altre minoranze hanno subito lo stesso ultimatum.
Le misure prese a Mosul "contraddicono 1.400 anni della storia e della vita del mondo musulmano "ha affermato il patriarca dei caldei Louis Sako in un messaggio del 17 luglio "indirizzato ai musulmani dell'Iraq e del mondo" e a tutti gli uomini di buona volontà e ai responsabili che hanno influenza sugli avvenimenti.
Nessuna costrizione nella religione
"Le condizioni imposte fanno torto ai musulmani e alla reputazione della religione musulmana", precisa nel suo messaggio il patriarca dei caldei In effetti l'islam afferma che "non c'è costrizione in materia di religione" e accetta le differenze tra i credenti, secondo l'hadith "voi avete la vostra fede, io ho la mia". Le condizioni imposte contraddicono 1.400 anni di storia della vita del mondo musulmano e di coesistenza fra popoli diversi e religioni differenti, siano di Oriente o d'Occidente, di rispetto reciproco tra le fedi e di fraternizzazione tra musulmani e cristiani. Per non parlare anche dei giorni fortunati e sfortunati condivisi dai cristiani d'Oriente dopo la comparsa dell'islam e del sangue versato insieme dagli uni e dagli altri per difendere i loro diritti e le loro terre. Hanno costruito insieme delle città e un patrimonio. E' un peccato (haram) che i cristiani siano così respinti, espulsi e trattati con durezza. Si pensi alle gravi conseguenza di tale fatto sulla coesistenza tra maggioranza e minoranza. E anche tra musulmani, sia nel futuro prossimo che in quello più lontano. In caso contrario, l'Iraq va verso una catastrofe umanitaria, culturale e storica.
"Per questo noi lanciamo questo appello pressante, fraterno e improntato di gravità , e scongiuriamo i nostri fratelli iracheni che li appoggiano di rivedere la loro strategia, di rispettare gli innocenti e i civili isolati, quali che siano la loro nazionalità, la loro religione e le loro caratteristiche comunitarie. Il Corano raccomanda il rispetto per gli innocenti e non dice di appropriarsi della proprietà altrui, di avere riguardo per le vedove, gli orfani e coloro che hanno bisogno e anche di essere amichevoli con i vicini. Contemporaneamente noi esortiamo i cristiani della regione a dare prova di discernimento, di misurare bene le loro azioni e di capire qual è il futuro della regione, di mostrarsi solidali nell'amore gli uni con gli altri, di esaminare e di conservare ciò che ha la capacità di istaurare fiducia tra loro e con i loro vicini, di essere uniti alla loro Chiesa, di dar prova di pazienza e di resistenza e di pregae perché la prova non si prolunghi".
Ignazio Youssef III in Vaticano
Reazioni indignate sono venute anche dal patriarca siriaco-ortodosso Ignazio Ephrem II, che ha denunciato anche l'incendio delle chiese e la loro completa distruzione e ha invitato "a interrompere il finanziamento di questi gruppuscoli estremisti che seminano il terrore e cercano di dividere il popolo iracheno, peraltro ricco di una lunga storia di coesistenza e di lavoro comune".
Da parte sua, il patriarca dei siriaco-cattolici, Ignazio III Younan ha incontrato in Vaticano mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, al quale ha riferito delle disgrazie che si stanno abbattendo ssui cristiani dell'Iraq ed anche della distruzione parziale della chiesa dei siriaco-cattolici di Aleppo, colpita da una enorme bomba sganciata da un aereo militare siriano.
Egli ha proposto a mons. Mamberti di dedicare alla situazione una riunione dei nunzi apostolici dei Paesi coinvolti e ha proposto anche di unire agli sforzi diplomatici il patriarca di Mosca. E anche di pensare a mobilitare i regimi e le istanze islamiche moderati.
Segno dei tempi, il patriarca ha fatto scalo a Roma prima di volae verso gli Stati Uniti, dove visiterà la diocesi siro-cattolica di Nostra Signora del Soccorso, che comprende Stati Uniti e Canada.