Patriarca Laham: L'accordo sulla Siria un passo positivo, ora uniti contro lo Stato islamico
Gregorio III auspica che l’accordo “possa dare benefici al Paese e al suo popolo”. Egli esorta a mantenere in vita l’alleanza contro Daesh e gli altri gruppi jihadisti. Ora devono mediare “il governo siriano e la vera opposizione interna”. Solo i combattenti mercenari stranieri non vogliono la pace. Dall’incontro fra Francesco e Kirill la speranza di una Pasqua unita e fissa.
Damasco (AsiaNews) - Una notizia “positiva”, che “tutti noi speriamo possa dare benefici al Paese e al suo popolo”. La decisione di cessare il fuoco “era già contenuta nella risoluzione Onu 2254 del dicembre scorso”, poi vi sono stati “i dialoghi, subito interrotti” di Ginevra; ora “speriamo che mettano in pratica questi propositi e lavorino per la pace”. È “felicissimo” il patriarca melchita Gregorio III Laham, che conferma “l’importanza” dell’accordo per la “fine delle ostilità” in Siria entro una settimana raggiunto nella notte da Usa e Russia, insieme ad altre 15 nazioni. Alla cessazione delle operazioni militari decisa dal Gruppo di sostegno internazionale per la Siria (Issg) sono escluse le battaglie contro i gruppi jihadisti di al Nusra e dello Stato islamico.
Raggiunto da AsiaNews nella sua sede a Damasco Gregorio III, siriano, patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, spiega che è essenziale “mantenere in vita l’alleanza generale contro Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico, SI] e gli altri gruppi terroristi”. Fra questi vi è anche il Fronte di al Nusra, cellula locale di al Qaeda e molto attiva sul territorio. “Dobbiamo combattere questo male universale - aggiunge - questo ‘mistero’ del male, per riprendere le parole di San Paolo”.
Il Gruppo ha anche espresso la volontà che i dialoghi di pace fra il governo siriano e i ribelli riprendano al più presto possibile. I dialoghi erano iniziati all’inizio del mese, ma sono stati sospesi a causa dell’offensiva dei lealisti contro la zona occupata dai ribelli ad Aleppo.
“Per raggiungere una vera pace - prosegue Gregorio III - è necessario che si incontrino il governo siriano e la vera opposizione interna. In realtà l’opposizione è fatta di molti gruppi e schieramenti, almeno 28, ma non dobbiamo prendere in considerazione in questo panorama variegato i gruppi terroristi. Essi non devono essere parte delle discussioni”.
L’altro aspetto “essenziale” per il patriarca melchita è che “gli aiuti arrivino a tutta la popolazione che versa in stato di bisogno”. Tuttavia, aggiunge, “i militanti in molti casi non fanno arrivare gli aiuti, ma confiscano tutto quello che arriva. Questo è successo per molto tempo a Yarmouk, dove lo Stato voleva mandare aiuti, che venivano confiscati dai miliziani”.
Gregorio III conferma quanti affermato nei giorni scorsi dal vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, secondo cui i siriani non vogliono più la guerra, ma “sono gli stranieri a fomentarla”. In Siria operano bande di mercenari, jihadisti, estremisti e criminali comuni che trovano nel conflitto una fonte di sostentamento. “Il Paese è diventato un mercato - spiega il patriarca melchita - e i combattenti agiscono per denaro, guadagno materiale, e questa è una delle ragioni della presenza numerosa di stranieri”.
Richiamando le parole di papa Francesco, egli conferma “oggi una volta di più che non bisogna far estinguere la fiamma della speranza. Noi cristiani nutriamo questa speranza - aggiunge - e preghiamo che le grandi potenze portino la pace, che è un dono di Dio. Aspettiamo il miracolo e in questo tempo di Quaresima tutte le chiese di Damasco sono piene di fedeli, di persone semplici che pregano per la fine del conflitto… che queste preghiere possano fare davvero il miracolo”.
Infine, Gregorio III vuole lanciare un messaggio beneaugurante in vista dell’incontro di oggi fra Francesco e il patriarca Kirill. “Il 18 del mese, in occasione della visita del presidente della Conferenza episcopale polacca, abbiamo organizzato una preghiera ecumenica. Un incontro di pace cui sono invitate tutte le denominazioni cristiane. Noi in Siria, in questo tempo di guerra, abbiamo già avviato un cammino ecumenico; il nostro auspicio è che dallo storico incontro di oggi a Cuba possa venire la decisione di una data comune per la Pasqua… che sia una festa unita e fissa nel calendario, superando le divisioni come è avvenuto in passato fra il giuliano e gregoriano”.(DS)