Passa all'unanimità la risoluzione Onu sulle armi chimiche in Siria. A metà novembre una conferenza per la pace
New York (AsiaNews) - Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato all'unanimità una risoluzione sulla consegna ed eliminazione dell'arsenale militare chimico della Siria. Il documento, su cui vi era un accordo previo fra Russia e Usa, è stato votato da tutti i 15 membri. È la prima volta dopo due anni e mezzo che il Consiglio di sicurezza si trova unito in una decisione riguardo alla Siria. Per molto tempo Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia da una parte, Russia e Cina dall'altra hanno usato i loro veti incrociati per bloccare ogni risoluzione che condannava o il presidente sirano Assad o l'opposizione armata.
La risoluzione chiede che la Siria consegni il suo arsenale chimico e lasci libero accesso agli esperti per la verifica, ma non contiene - come richiesto dalla Russia - alcuna automatica minaccia all'uso della forza in caso di violazioni.
Il testo non accusa né la Siria, né i ribelli di aver fatto uso di armi chimiche nell'attacco a Ghouta del 21 agosto, che aveva fatto precipitare gli eventi fino alla minaccia di un attacco militare Usa, che avrebbe provocato un'escalation della guerra a livello regionale.
In molti - fra cui lo stesso segretario di Stato Usa John Kerry - applaudono a quella che sembra una vittoria della diplomazia sulla guerra e sulle armi.
Il Consiglio di sicurezza ha anche approvato una roadmap per una transizione politica della situazione siriana, fissando un incontro a metà novembre per una conferenza di pace.
Il segretario Onu Ban Ko-moon, ha salutato la risoluzione come un fatto "storico" e dando l'annuncio della conferenza di pace ha detto che "ogni violenza deve finire. Tutte le armi devono tacere".
Fra i sostenitori di una conferenza di pace, che raduni tutti gli interlocutori locali, regionali e internazionali implicati nel conflitto siriano, vi è la Santa Sede. Lo scorso 6 settembre, mons. Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati, incontrando il corpo diplomatico presso la Santa Sede ha precisato alcune condizioni previe: garantire l'unità del Paese; il rispetto delle minoranze (anche cristiane); piena cittadinanza a tutti i siriani, di qualunque religione; libertà di religione garantita; separazione dell'opposizione dall'estremismo islamico.
10/03/2016 08:35