Pasqua in Mongolia: fedeli in lacrime, offrono a Cristo risorto gli screzi quotidiani (Foto)
La fede dei cristiani locali "è coraggiosa come i fili d’erba che spuntano dalla terra ghiaiosa" del deserto di Gobi. Per pregare una signora, che dovrebbe essere ricoverata, chiede un permesso in ospedale. I più emozionati sono i catecumeni, tra cui per la prima volta alcuni giovani.
Arvaiheer (AsiaNews) – “Fuori dalla tenda nessun segno ricorda che Pasqua è arrivata. Ma non importa, neanche quella Parasceve di 2000 anni fa doveva essere diversa per i più, e invece ha cambiato la storia!”. Lo afferma ad AsiaNews p. Giorgio Marengo, missionario della Consolata, in Mongolia dal 2003. Egli racconta il triduo pasquale nelle steppe dell’Asia, dove i fedeli sono pochi (27 nel registro dei battesimi), ma molto forti nella fede. “La fede di queste persone – afferma – è coraggiosa come quei fili d’erba che timidamente spuntano dalla terra ghiaiosa" del deserto di Gobi. Il Sabato Santo “ci prendiamo per mano intorno all’altare e ci chiediamo scusa a vicenda (perché gli screzi quotidiani possono danneggiare comunità così piccole). Le lacrime scorrono in abbondanza, lunghi sospiri che promettono un nuovo inizio: possiamo ancora ricominciare a volerci bene!”. Di seguito il suo messaggio di Pasqua.
Anche quest’anno il bellissimo cielo blu della Mongolia si è in parte oscurato il Venerdì Santo, facendo soffiare l’ultimo freddo, quasi a rimproverare i primi esili fili di erba che timidamente spuntano dalla terra ghiaiosa. È come se la natura partecipasse in qualche modo agli eventi misteriosi del Triduo pasquale... La fede di queste persone è coraggiosa come quei fili d’erba, provata da un mondo spesso ostile, che forse non si accorge della nuova primavera che queste persone hanno trovato dentro. E così vengono alla nostra ger per pregare intensamente e partecipare alle liturgie di questi giorni. Un gruppo esiguo, ma fedele. C’è anche una signora che dovrebbe essere all’ospedale, dov’è stata ricoverata per sbalzi di pressione, ma chiede un permesso e poi torna per la flebo successiva.
Per pregare si fa questo ed altro. I più emozionati sono i catecumeni, tra cui per la prima volta alcuni giovani. Tanti bambini e giovani del quartiere si ritrovano alla missione tutti i giorni per giocare e fare i compiti, anche in questi giorni; poi sono pochi a fermarsi per la liturgia, ma nessuno si deve sentire costretto. È un dono, il più grande, ma proprio per questo deve restare incondizionato.
Poi arriva il fuoco del sabato santo, rintuzzato dal solito vento primaverile per niente tiepido. E si entra nella ger con il cero nel buio, che cede alla luce dei lumini portati in mano dalla gente. Cantiamo solo la prima parte dell’Exultet, lasciando ad un poeta del luogo di continuarne la lettura declamandola in stile mongolo. D’altronde le grandi narrazioni bibliche sono nate in un contesto simile, legato ai ritmi del nomadismo e della luna. Proprio come in Mongolia.
Fuori nessun segno esterno ricorda che Pasqua è arrivata. Ma non importa, neanche quella parasceve di 2000 anni fa doveva essere diversa per i più, e invece ha cambiato la storia! Ciò che conta è trovarsi col Signore risorto anche oggi, nella steppa che degrada verso il deserto di Gobi, come nel caos della capitale Ulaanbaatar. Tutti insieme a gustare le parole della liturgia, dopo averle preparate con una mezza giornata di ritiro il sabato santo.
Ogni anno è ormai un appuntamento abituale, molto atteso. È il momento di incontrare la misericordia di Dio nel sacramento della riconciliazione e di trasformarla in perdono offerto e ricevuto. In comunità così piccole (27 nel registro dei battesimi) gli screzi possono danneggiare a lungo le relazioni reciproche, così il sabato santo ci prendiamo per mano intorno all’altare e ci chiediamo scusa a vicenda. Le lacrime scorrono in abbondanza, lunghi sospiri che promettono un nuovo inizio: possiamo ancora ricominciare a volerci bene! È a questo livello profondo che avviene il passaggio, la Pasqua. E queste persone ce lo insegnano con la loro vita e il loro impegno. Buona Pasqua dalla Mongolia!
*missionario della Consolata
04/04/2018 11:30