Partiti islamici scendono in piazza contro l’esercito e minacciano violenze
Guidati dai Fratelli musulmani, in migliaia hanno protestato oggi in piazza Tahrir, lanciando slogan contro l’esercito, accusato di avere troppo potere. I partiti democratici disertano la protesta, contestando i toni provocatori. Portavoce della Chiesa egiziana:”Gli islamisti usano le manifestazioni solo per mostrare la loro forza”. Corteo in memoria del massacro dei cristiani copti attaccato dai salafiti con molotov e pietre, 32 i feriti.
Il Cairo (AsiaNews) – Migliaia di esponenti dei gruppi islamici hanno manifestato oggi in piazza Tahrir contro l’eccessivo potere dell’esercito. Guidata dai Fratelli musulmani, la protesta è stata disertata dai gruppi democratici, che pur essendo contro i militari non condividono i metodi duri dei partiti islamici. Gli estremisti contestano il documento presentato nei giorni scorsi dal governo che dichiara i militari custodi della “legittimità costituzionale”, suggerendo una loro possibile influenza sul risultato elettorale del 28 novembre. Gli estremisti minacciano un’escalation di proteste, anche violente, se il documento non verrà accantonato.
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, afferma: “I Fratelli musulmani sono dei provocatori che utilizzano queste manifestazioni solo per mostrare all’esercito e al Paese la loro forza. Tuttavia in questo modo mostrano il loro lato più intransigente, quello vero, che in questi mesi è rimasto nascosto sotto la maschera dell’attivismo politico islamico moderato. Ciò può essere un vantaggio per le formazioni democratiche a cui interessa il bene dell’Egitto e non prendere solo il potere”.
Secondo i sondaggi i Fratelli musulmani sono favoriti e il loro consenso, soprattutto nelle aree più povere del Paese, è superiore al 30%. La loro coalizione contiene al suo interno anche le ali più intransigenti dell’islam radicale, come ad esempio i salafiti, principali responsabili degli atti di violenza contro i cristiani. Ieri decine di salafiti hanno interrotto, lanciando pietre e bombe molotov, la commemorazione dei 40 giorni dal massacro dei cristiani copti del 9 ottobre scorso. Per quattro ore il corteo, di circa 500 persone, è stato bloccato lungo la strada che dal quartiere copto porta alla piazza della Tv di Stato egiziana, per poi disperdersi senza raggiungere il luogo della commemorazione. L’aggressione è costata 32 feriti, fra copti e forze dell’ordine, intervenute per sedare le violenze.
“Purtroppo è ancora presto per dire cosa accadrà nei prossimi mesi – sottolinea p. Greiche - e se i Fratelli musulmani vinceranno sul serio le elezioni, come molti analisti hanno pronosticato”. Il sacerdote fa notare che l’Egitto è molto diverso dalla Tunisia, dall’Algeria, dalla Libia, dove i musulmani sono oltre il 90% e i cristiani sono una presenza minuscola e spesso straniera.
“Nel nostro Paese – afferma - la comunità cristiana è antica e rappresenta oltre il 10% della popolazione, più di otto milioni di persone. Le formazioni liberali, anche se frammentate sono ascoltate dalla gente, soprattutto da quella più istruita. A tutt’oggi la situazione è molto critica, occorre essere pronti a qualsiasi scenario e sostenere chi si impegna e mette in gioco la sua faccia per il Paese”. (S.C.)
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, afferma: “I Fratelli musulmani sono dei provocatori che utilizzano queste manifestazioni solo per mostrare all’esercito e al Paese la loro forza. Tuttavia in questo modo mostrano il loro lato più intransigente, quello vero, che in questi mesi è rimasto nascosto sotto la maschera dell’attivismo politico islamico moderato. Ciò può essere un vantaggio per le formazioni democratiche a cui interessa il bene dell’Egitto e non prendere solo il potere”.
Secondo i sondaggi i Fratelli musulmani sono favoriti e il loro consenso, soprattutto nelle aree più povere del Paese, è superiore al 30%. La loro coalizione contiene al suo interno anche le ali più intransigenti dell’islam radicale, come ad esempio i salafiti, principali responsabili degli atti di violenza contro i cristiani. Ieri decine di salafiti hanno interrotto, lanciando pietre e bombe molotov, la commemorazione dei 40 giorni dal massacro dei cristiani copti del 9 ottobre scorso. Per quattro ore il corteo, di circa 500 persone, è stato bloccato lungo la strada che dal quartiere copto porta alla piazza della Tv di Stato egiziana, per poi disperdersi senza raggiungere il luogo della commemorazione. L’aggressione è costata 32 feriti, fra copti e forze dell’ordine, intervenute per sedare le violenze.
“Purtroppo è ancora presto per dire cosa accadrà nei prossimi mesi – sottolinea p. Greiche - e se i Fratelli musulmani vinceranno sul serio le elezioni, come molti analisti hanno pronosticato”. Il sacerdote fa notare che l’Egitto è molto diverso dalla Tunisia, dall’Algeria, dalla Libia, dove i musulmani sono oltre il 90% e i cristiani sono una presenza minuscola e spesso straniera.
“Nel nostro Paese – afferma - la comunità cristiana è antica e rappresenta oltre il 10% della popolazione, più di otto milioni di persone. Le formazioni liberali, anche se frammentate sono ascoltate dalla gente, soprattutto da quella più istruita. A tutt’oggi la situazione è molto critica, occorre essere pronti a qualsiasi scenario e sostenere chi si impegna e mette in gioco la sua faccia per il Paese”. (S.C.)
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