15/11/2004, 00.00
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Partiti, liste elettorali, candidati: il cammino dell'Iraq verso le elezioni

Baghdad (AsiaNews) – Prosegue in Iraq il cammino verso le elezioni democratiche di gennaio: secondo il capo della commissione elettorale nazionale Abdul Hussain Hindawi "tutti gli iracheni vogliono le elezioni. Siamo ottimisti e realisti allo stesso tempo: sappiamo che ci saranno molte difficoltà". Alcuni incaricati delle elezioni hanno ricevuto minacce di morte; nonostante ciò Hindawi ritiene che "avremo un voto molto positivo: dobbiamo essere più ottimisti. Le elezioni sono l'unica alternativa per il nostro paese".

Attualmente in Iraq ci sono 150 partiti, rappresentanti di ogni ispirazione e militanza politica: dal partito dei carcerati a quello comunista fino a gruppi femministi. Perché un partito possa presentarsi alle elezioni - che si terranno entro il 31 gennaio, probabilmente il 27 - esso deve presentare almeno 500 firme. Dall'inizio delle registrazioni (1 novembre) si sono iscritte 60 sigle politiche in rappresentanza di tutti i principali gruppi etnici e religiosi: sunniti, sciiti, curdi e cristiani. "Questa democrazia e libertà è per noi un'esperienza completamente nuova" sostiene Madhat Serri, leader del Partito per l'Assemblea dell'Iraq. Nel 2002 Saddam Hussein aveva indetto elezioni per eleggere il "nuovo" presidente dell'Iraq: su 11 milioni di voti, aveva ottenuto il 100% dei voti.

Gli iracheni che possono votare a gennaio sono circa 14 milioni, su una popolazione di 25 milioni di abitanti. Al voto potranno prendere parte anche gli iracheni all'estero: si stima che saranno circa 1 milione di voti quelli degli iracheni emigrati. Nel paese verranno predisposti 40mila seggi dove al massimo si potranno recare 500 votanti, per evitare disguidi e assicurare trasparenza nel conteggio dei voti.

L'iscrizione al voto avviene recandosi in uno dei 548 centri di distribuzione di cibo che rilasciano la carta per gli alimenti del 2005: le liste elettorali sono state compilate in base all'elenco degli aiuti stilato durante il regime di Saddam Hussein .

Il 15 dicembre si chiuderanno le operazioni di registrazione e si aprirà la campagna elettorale che si svolgerà di preferenza per televisione e sui giornali, a causa dei ben noti problemi di sicurezza.

Gli iracheni saranno chiamati ad eleggere i 275 membri del nuovo parlamento con il sistema proporzionale: in seguito, i parlamentari eleggeranno il nuovo primo ministro, il presidente e i suoi 2 vice. Tra i candidati alla presidenza figura già una donna: Wijdan al-Khuza'ie, 42 anni, madre di 5 figli, corre per il partito della la Società democratica delle donne, che conta 2mila membri.

Altro compito fondamentale del nuovo parlamento sarà stilare la nuova costituzione, che verrà sottoposta al vaglio di un referendum popolare il 15 ottobre 2005. Nonostante i gravi problemi di sicurezza, cresce nel paese l'attesa per la consultazione: secondo Mohammed Ali, consigliere del premier Allawi, "il 27 gennaio è come una data santa nel nostro calendario".

I musulmani sciiti sono la maggioranza della popolazione irachena (60%), ma il potere è sempre stato tradizionalmente nelle mani dei sunniti (20%). Alcuni gruppi sunniti hanno minacciato di boicottare le elezioni, per paura che gli sciiti possano arrivare al potere, e anche per protestare contro l'offensiva contro la città di Fallujah. Il governo iracheno e le truppe americane hanno sempre giustificato le azioni contro Fallujah come "azioni di polizia" contro i terroristi stranieri che colpiscono i civili, le autorità irachene e i soldati stranieri. L'inviato Onu per le elezioni, Carlo Valenzuela, ha dichiarato che queste speculazioni "non aiutano la credibilità delle elezioni".

La commissione elettorale ha già fatto sapere che proibirà alle truppe di entrare nei seggi elettorali per evitare accuse di intimidazioni e brogli. (LF)

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