Park Doo-ik scelto come tedoforo olimpico: èliminò l’Italia dai Mondiali del ’66
Il calciatore che segnò il gol decisivo contro la nazionale azzurra ai Mondiali inglesi, ha passato dieci anni in un campo di lavoro per la successiva sconfitta contro il Portogallo. È il più anziano di tutti coloro che porteranno la torcia a Pechino.
Seoul (AsiaNews) – Park Doo-ik, autore del gol che costò l’eliminazione dell’Italia dai Mondiali di calcio del 1966, è stato selezionato come il più anziano tedoforo dei prossimi Giochi olimpici, che si apriranno a Pechino il prossimo 8 agosto. Lo comunica il governo nordcoreano: Park, 70 anni, sarà l’ultimo dei 56 nordcoreani a portare la torcia olimpica per il Paese, da cui passerà in Cina. I nomi degli altri selezionati non sono ancora resi noti.
Park, nominato nel ’66 “Atleta del popolo”, portò la Corea del Nord ai quarti di finale nei Mondiali inglesi. La sua squadra, che vinceva 3 a 0 contro il Portogallo, venne tuttavia eliminata nello stesso incontro, che si concluse 5 a 3. Tornati in patria, i calciatori nordcoreani vennero accolti come eroi dal regime, che li mise ai vertici governativi per circa un anno. Passata l’euforia, però, caddero tutti in disgrazia.
Alcuni dirigenti comunisti aprirono alla fine degli anni ’60 un’inchiesta sull’intera squadra, che venne costretta ad una durissima “rieducazione mentale”: secondo il Partito, infatti, non erano stati in grado di vincere contro il Portogallo per “motivi ideologici”. Alla fine di questo processo, vennero esiliati tutti nelle province.
Park finì nel distretto dei lavoratori di Daepyong, dove gli venne assegnato il ruolo di boscaiolo. Rimase nel distretto per 10 anni, fino alla presa di potere di Kim Jong-il. Questi, affascinato dagli “eroi del Mondiale”, richiamò la squadra nella capitale e mise Park alla guida della Commissione atletica Yangkang.
Più tardi, divenne l’allenatore della squadra di calcio nordcoreana, ma con scarsi risultati. La storia della sua vita è stata anche il soggetto di un film – “Chollima Soccer Team” – girato dal documentarista inglese Daniel Gordon.
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