Papua occidentale: leader cristiani chiedono la fine delle violenze
Il Consiglio delle Chiese ha stilato un documento in cui domanda a Jakarta di tenere colloqui di pace tra il governo e gli indigeni. Una presa di posizione per l'armonia generale, non a favore di un singolo gruppo. Il pastore Alberto John Bunai: "La Chiesa deve essere portatrice di pace e sostenitrice della giustizia".
Jayapura (AsiaNews) - I leader cristiani locali chiedono la fine delle operazioni militari contro gli indigeni della Papua occidentale e la possibilità di tenere colloqui di pace. Il locale Consiglio delle Chiese ha stilato un documento in cui invita il governo indonesiano a porre fine alla violenza nelle località di Nduga, Intan Jaya, Puncak, Kiwirok and Maybrat. Un documento che si aggiunge a un altro pronunciamento analogo già diffuso da 194 sacerdoti cattolici locali.
"Fermate le incursioni militari. Rilasciate i civili che sono stati ingiustamente arrestati a Maybrat. A Kiwirok centinaia di case di residenti sono state bombardate dalle Forze di sicurezza. I razzi sono stati sparati dall'alto con gli elicotteri, ma molti non sono esplosi”, ha dichiarato in conferenza stampa il pastore Alberto John Bunai. “Si dice che centinaia di civili siano fuggiti in Papua Nuova Guinea. Non ci sono ancora stime sul numero di morti e di case distrutte. Molte persone sono malate e sono morte di fame nelle foreste. In questo momento la gente ha bisogno di aiuti umanitari".
“Per risolvere il problema alla radice ciò che serve è il dialogo e la riconciliazione”, ha poi aggiunto Bunai, dopo che 58 anni di conflitti ideologici e politici hanno portato a scontri armati tra il governo e gli indigeni. "Il ruolo principale della Chiesa è quello di essere portatrice di pace e sostenitrice della giustizia, non può rimanere in silenzio di fronte a queste realtà, dobbiamo parlare per coloro che non hanno voce", ha commentato il pastore.
Secondo i leader religiosi che hanno firmato il documento, “il governo indonesiano sta attuando sempre più una politica di razzismo sistematico, criminalizzazione, emarginazione e militarizzazione nel contesto dell'occupazione politica della Papua occidentale”. Il Consiglio elle Chiese chiede a Jakarta “di ascoltare le voci dei papuani che rifiutano l'autonomia speciale della provincia”, dopo che queste “sono state messe a tacere dai militari”. “Allo stesso tempo abbiamo anche chiesto un degno dialogo di pace tra il governo indonesiano e il Movimento unito di liberazione della Papua Occidentale”.
I capi cristiani in conferenza stampa hanno poi precisato di parlare per il bene e la sicurezza di tutti, non per interessi politici di singoli individui o gruppi in particolare: “Desideriamo un'atmosfera di sicurezza, in modo che in Papua ci sia pace, giustizia e armonia”.
Hanno poi proseguito dicendo che a causa degli interessi di un gruppo di élite coinvolto nell'estrazione dell'oro, gli indigeni papuani hanno perso i loro diritti sulla terra: "I papuani sono diventati vittime a causa dello sfruttamento delle risorse naturali, perpetrato senza giustizia o trasparenza", come emerso da varie ricerche condotte da diverse organizzazioni non governative.
Nel documento denunciano “i progetti di islamizzazione” del Paese e la repressione delle Chiese cristiane: “In varie parti dell’Indonesia è stata vietata la costruzione di chiese, che sono anche state distrutte, bruciate, bombardate”.
“La nostra speranza è che tutte le parti sociali, comprese quelle che che minano la sicurezza e la pace, cooperino tra di loro”, ha dichiarato il francescano Agustinus Yerwuan: “La polizia e l’esercito indonesiano e l’Esercito per la liberazione nazionale della Papua occidentale devono raggiungere un cessate il fuoco e porre fine alla guerra”.